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La crisi diplomatica dell’antidoping, gli Usa tagliano i fondi alla Wada: «Non è trasparente»

Il governo degli Stati Uniti non ha pagato il contributo di 3,6 milioni di dollari che scadeva il 31 dicembre. Gli americani fuori dal Consiglio esecutivo dell’Agenzia Mondiale antidoping

La crisi diplomatica dell’antidoping, gli Usa tagliano i fondi alla Wada: «Non è trasparente»
World Anti-Doping Agency (WADA) Swiss Director General Olivier Niggli delivers a speech at the opening of the two-day annual WADA symposium in Lausanne, Switzerland, on March 12, 2024. The annual WADA Symposium brings together practitioners from international federations, national and regional anti-doping organisations and major event organisations with the aim of advancing the global anti-doping program. Fabrice COFFRINI / AFP

L’Agenzia mondiale antidoping (la famigerata Wada che sui giornali italiani è ormai stanziale per il caso Sinner) è in crisi. Il governo degli Stati Uniti non ha pagato il contributo di 3,6 milioni di dollari al bilancio annuale che scadeva il 31 dicembre. E ha reagito annunciando che sbatterà fuori gli americani dal comitato esecutivo. E’ una guerra diplomatica che va avanti da un po’, innescata dal caso dei 23 nuotatori cinesi positivi e mai condannati, e alimentata dal fuoco incrociato dei media americani, New York Times su tutti.

Travis Tygart, amministratore delegato di Usada (l’agenzia americana antidoping) dice che il governo ha fatto benissimo: “Sfortunatamente, gli attuali leader di Wada non hanno lasciato altra scelta agli Stati Uniti dopo non essere riusciti a soddisfare diverse richieste molto ragionevoli per raggiungere la trasparenza e la responsabilità necessarie per garantire che Wada sia adatta allo scopo di proteggere gli atleti del mondo. Da quando è stata resa pubblica la gestione fallimentare da parte della Wada dei test positivi di 23 nuotatori cinesi, che hanno garantito alla Cina e ai suoi atleti un trattamento speciale in base alle regole, molti stakeholder da tutto il mondo, tra cui atleti, governi e agenzie nazionali antidoping, hanno chiesto risposte, trasparenza e responsabilità alla dirigenza della Wada. È necessario che alla Wada si verifichi una riforma significativa per garantire che ciò non accada mai più“.

La Wada aveva già risposto in precedenza a queste accuse di Tygart, definite “scandalose, completamente false e diffamatorie, politicamente motivate e fornite con l’intenzione di minare il lavoro della Wada”.

Il Guardian scrive che “è probabile che la crisi della Wada si aggravi nel 2025, poiché sembra improbabile che il presidente eletto Donald Trump, scettico nei confronti delle organizzazioni globali, possa tornare indietro sulla decisione presa nel 2024 dall’amministrazione Biden”.

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