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La Juventus di Maifredi andava meglio di quella di Thiago Motta: era quarta, a 4 punti dal primo posto

Il bilancio alla 22esima giornata (si giocava con i due punti a vittoria). Quella squadra è un riferimento negativo eppure i dati dicono altro

La Juventus di Maifredi andava meglio di quella di Thiago Motta: era quarta, a 4 punti dal primo posto
Db Milano 06/11/2010 - campionato di calcio serie A / Inter-Brescia / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Luigi Maifredi

La Juventus di Maifredi andava meglio di quella di Thiago Motta: era quarta, a 4 punti dal primo posto

Dieci vittorie, otto pareggi e quattro sconfitte. Che nel campionato 90-91 facevano 28 punti in classifica e oggi sarebbero 38. È lo score della famigerata Juventus di Gigione Maifredi l’allenatore che più di ogni altro incarna il fallimento del tentativo di cambiare il Dna della Vecchia Signora. Si era in pieno sacchismo. La Juve cacciò Zoff che pure aveva vinto Coppa Italia e Coppa Uefa. Ma c’era la rivoluzione del futbol che premeva, il calcio totale dell’uomo di Fusignano e a Torino non resistettero. Arrivò Luca Cordero di Montezemolo che portò Maifredi l’uomo che praticava il calcio champagne a Bologna.

Se ci fossero stati i tre punti, la Juve di Maifredi ne avrebbe avuti 38. Cioè uno in più di quella di Thiago Motta. Ma il dato succulento è un altro.  Quella squadra tanto bistrattata, alla 22 esima giornata era quarta in classifica. La Sampdoria (che poi vinse lo scudetto) era prima con 32 punti. Davanti all’Inter che ne aveva 31 e al Milan fermo a 30. Quarta appunto la Juventus a 28. Ossia a due vittorie dalla Sampdoria. Come se oggi la Juventus di Thiago Motta fosse a quota 47 (il Napoli è a 53). Invece la squadra del progetto di Giuntoli (che, ricordiamo, dopo aver cacciato Ancelotti per Gattuso, ha fatto fuori anche Allegri) è a sedici punti dal Napoli. Sedici punti equivalgono a cinque vittorie e un pareggio. Nell’epoca dei due punti, sarebbero undici lunghezze. E invece erano appena quattro.

Ma allora perché quella Juve è considerata da sempre un termine di paragone negativo mentre questa è continuamente accompagnata da critiche all’acqua di rose? Un po’ perché il giornalismo più che cambiato, si è snaturato. Il buonismo di oggi (per non dire altro) allora non esisteva nemmeno nelle barzellette. E un po’ perché è cambiato lo status della Juventus. All’epoca il quarto posto era considerato un’onta. Oggi il sesto sembra che non smuova nessuno, se non i poveri tifosi che stanno assistendo sbigottiti a questa che potremmo definire eutanasia della juventinitudine. “Pareggiare è l’unica cosa che conta”, se va bene.

Aggiungiamo che quella Juventus (che poi crollò nel finale di campionato e arrivò settima (ricordiamo che oggi la Juve è sesta), arrivò in semifinale di Coppa delle Coppe. Venne eliminata dal Barcellona e ciononostante ancora oggi la gara di ritorno (vinta 1-0 con punizione di Baggio, all’andata finì 3-1) è ricordata come un match emozionante, certamente uno dei più belli di quella stagione.

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