Il caso Dani Olmo. “Il presidente ha promesso cose che nessuno gli aveva chiesto, sta crollando come un aeroplanino di carta”
“È stato Víctor Font, secondo nelle ultime elezioni presidenziali del Barça, a dire che Joan Laporta aveva smesso di essere laportista. E forse non aveva tutti i torti”, scrive El Paìs commentando la crisi economica ormai strutturale del Barcellona. Il caso Olmo è ormai deflagrato.
“Da Joan Laporta ci si aspettava un secondo miracolo – scrive – Nella sua prima gestione aveva trovato un club distrutto economicamente e disperato sportivamente, così lontano dai suoi principali concorrenti su tutti i fronti che un giorno si organizzò una partita a tarda notte, si distribuì gazpacho tra i presenti, si pareggiò – quasi per miracolo – contro il Siviglia e tutto ciò viene ancora ricordato come una delle notti magiche nella costruzione del miglior Barça della storia. Fu il debutto di Ronaldinho, naturalmente. E la prova che il carisma, equamente distribuito tra il campo e la dirigenza, può generare una forza motrice capace di risollevare un cadavere nel mezzo del suo funerale. Ed è proprio questa la sensazione che si ha con Laporta dal suo ritorno, amplificata dall’apparizione rivoluzionaria di Lamine Yamal, anche se con l’handicap che Rosell e Bartomeu hanno finito per far sembrare buoni persino Gaspart e Reyna”.
“Della gestione attuale non si criticano tanto i fatti quanto le modalità, sebbene alcuni fatti lascino dietro di sé una scia di improvvisazione costante e soluzioni tampone che invitano a discutere la rotta intrapresa. Si mettono in dubbio le vendite di asset futuri e si analizzano con attenzione alcune operazioni sportive che, dal punto di vista del presidente, sembrano l’unica via per resistere alle tempeste ereditate dal passato. Nemmeno un club come il Barça può aspirare ai migliori sponsor e accordi economici lottando per entrare in Europa League; da qui le scommesse su giocatori come Lewandowski, Koundé o Dani Olmo, impensabili per un club tecnicamente in bancarotta, ma non per un Laporta convinto di poter moltiplicare pani e pesci in attesa del tanto agognato ritorno al Camp Nou. Il problema non risiede, quindi, nella ricerca del miracolo, ma nell’abuso delle parabole”.
“Laporta sembra abbonato a non mantenere, quasi costantemente, la propria parola. La questione non è tanto ciò che dice ora, quanto ciò che aveva detto prima; da qui il malcontento di molti tifosi blaugrana, che esigono il promesso, non più il sognato. La carta del nemico esterno, del “tutti contro di me” o “contro di noi”, si scontra come un aeroplanino di carta contro l’archivio delle sue stesse dichiarazioni, piene di affermazioni impossibili che nessuno gli aveva richiesto, poiché tutti sanno da dove proviene questo Barça e immaginano anche dove sta andando. Ma i trucchi non sono miracoli, e da Laporta ci si aspetta la migliore versione del Messia, non un’imitazione intrigante degli spettacoli del Mago Pop”.