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Lukaku è il calciatore cui Antonio chiede di più. Romelu ha smosso l’orgoglio di tanti (Gazzetta)

Quando convinci un campione ad andare oltre il limite negli allenamenti, convinci tutti a fare un metro in più. A partire da Anguissa e McTominay

Lukaku è il calciatore cui Antonio chiede di più. Romelu ha smosso l’orgoglio di tanti (Gazzetta)
Cm Bergamo 18/01/2025 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Napoli / foto Cristiano Mazzi/Image Sport nella foto: esultanza gol Romelu Lukaku

Lukaku è il calciatore cui Antonio chiede di più. Romelu ha smosso l’orgoglio di tanti (Gazzetta)

Scrive la Gazzetta dello Sport con Vincenzo D’Angelo.

L’arrivo di Lukaku ha portato una ventata di aria fresca e anche una nuova guida nello spogliatoio. Tutti sanno quale sia il legame tra Conte e Lukaku, ma non tutti sanno che Romelu è il giocatore a cui Antonio chiede di più. Quando convinci un campione ad andare oltre il limite negli allenamenti, convinci tutti a fare un metro in più. E questo ha fatto la differenza. Ha smosso l’orgoglio di tanti giocatori azzurri. Frank Anguissa accanto a McTominay è diventato il simbolo dello spirito ritrovato: già decisivo con Spalletti, ora è dominante, sempre al centro della contesa sui due lati del campo. Conte lo ha convinto ad attaccare l’area con maggior frequenza, a presidiare zone in passato sconosciute. Risultato: 5 gol, nuovo record personale in una stagione. 

Meno male che Lukaku non segnava gol pesanti (il Napolista)

Meno male che Lukaku non segnava mai gol pesanti. Viene da ridere ripensando alle montagne di corbellerie (anzi usiamo la parola giusta: cazzate) che siamo stati costretti a sorbirci da quando Lukaku è arrivato a Napoli. La varietà è talmente ampia che servirebbe un’enciclopedia per riportare tutte le castronerie dette e/o scritte sul belga. D’altronde ci siamo sciroppati persino quelle su Conte, figuriamoci Lukaku. Che è stato trattato come se nella vita facesse un altro lavoro. Dicono che sia la bellezza del calcio: consentire a tutti di dire la propria.

Sta di fatto che una delle frasi più gettonate ascoltate su di lui è stata: «Sì, segna un po’ di gol ma solo contro le squadre scarse. Nelle partite che contano, non la prende mai». È l’implacabile legge del tifosotto, che è una sorta di legge di Murphy calcistica. Qualsiasi cosa dica, vuol dire che la verità è all’esatto opposto. Fin qui, Lukaku ha segnato nove gol in campionato. Quinto nella classifica marcatori. Di questi nove gol, due hanno firmato le vittorie più prestigiose della stagione. La rete decisiva a Bergamo, di testa (ah dicevano pure che di testa non la prendeva mai, of course). E contro la Juventus: un calcio di rigore esemplare, tirato con freddezza marziana. Fin qui per distacco i due gol più pesanti del campionato.

A questi ne vanno aggiunti altri. Innanzitutto la rete del vantaggio a San Siro contro il Milan. Rete alla Lukaku di potenza, che ha aperto la strada del successo contro la squadra allora allenata da Fonseca. Il gol contro la Roma di Ranieri, tocco nell’area piccola ha consentito di portare a casa la vittoria di corto muso.

Anche altri sono stati decisivi. Il pareggio a Udine, di potenza. Il rigore che ha consentito di ipotecare la vittoria di Firenze. Rigore segnato a De Gea dopo che aveva sbagliato quello contro il Venezia. Decisivo anche il rigore trasformato a Napoli contro il Como: quella rete consentì alla squadra di Conte passare in vantaggio. E va ricordato che il Napoli viene da stagioni in cui il rapporto con i calci di rigore era a dir poco problematico.

Ed evitiamo di approfondire il ruolo fondamentale che ricopre Lukaku nel Napoli. Tanto sarebbe tempo perso. Quasi tutte le azioni passano per lui. Anche il primo di gol contro la Juventus è passato per i suoi piedi: ha lavorato il pallone in area, lo ha pulito direbbe Rudi Garcia che definiva Strootman la lavatrice, e lo ha servito a Politano che poi ha crossato per Anguissa. Il rigore nasce da un suo passaggio a McTominay in area. Gli assist sono sei. Il Napoli ha segnato 37 gol. Romelu ha firmato nove gol e sei assist. Ovviamente ancora una volta ha avuto ragione Conte che di mestiere fa l’allenatore. E usa poco i social. E ha persino un passato juventino. Orrore.

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