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«Marotta sapeva che avevo il Daspo», il capo ultrà interista Beretta ai magistrati (Repubblica)

Ha spiegato ai pm che i dirigenti dell’Inter sapevano che c’era lui dietro la società “We are Milano”, che si occupava del merchandising dei tifosi

«Marotta sapeva che avevo il Daspo», il capo ultrà interista Beretta ai magistrati (Repubblica)
Db Monza 07/08/2024 - amichevole / Inter-Al Ittihad / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giuseppe Marotta

«Marotta sapeva che avevo il Daspo», il capo ultrà interista Beretta ai magistrati (Repubblica)

Repubblica dedica un articolo alle dichiarazioni che l’ex capo ultrà Beretta (in carcere da settembre per l’omicidio di Antonio Bellocco) ha rilasciato ai magistrati della Procura di Milano.

Ecco cosa scrive Repubblica:

«Marotta sapeva che avevo il Daspo». Nell’ultimo interrogatorio (il 20 dicembre scorso) davanti ai pm Paolo Storari e Sara Ombra, titolari dell’inchiesta “Doppia curva” sulle tifoserie milanesi, l’ex capo degli ultrà nerazzurri Andrea Beretta, ora collaboratore di giustizia, è tornato a parlare dei rapporti con la dirigenza interista. «Marotta l’ho incontrato quando ci sono state delle contestazioni, ci siamo beccati, magari eravamo sotto la sede, “Andrea, mi raccomando non fate casino… tenete…”, la contestazione ci sta magari per gli acquisti che non andavano». Beretta colloca queste conversazioni in un periodo in cui era già gravato da sorveglianza speciale e Daspo. «Quindi Marotta ha interloquito con lei sapendo che lei era sottoposto a Daspo?», chiedono gli investigatori. «Si, certo», risponde Beretta.


L’ultrà, da settembre in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco, l’uomo della ‘ndrangheta portato al vertice della curva un anno fa dall’altro capo ultrà Marco Ferdico, ha poi spiegato che i dirigenti dell’Inter sapevano che c’era lui dietro la società “We are Milano”, che si occupava del merchandising dei tifosi. Parte centrale dell’interrogatorio, anticipato ieri dal Tg3, il riconoscimento da parte di Beretta di decine di ultrà su album fotografici della polizia giudiziaria. Per ognuno l’ex leader della Nord ha indicato il ruolo in curva distinguendo tra “azionisti” e “non azionisti”, intendendo per i primi quei tifosi che partecipano solitamente a scontri e azioni violente. I pm hanno chiesto a Beretta anche di ricordare chi abbia partecipato a precisi «episodi da stadio», a partire dal 2015, con l’aggressione ai tifosi ospiti in occasione di Inter-Juventus e di Inter-Roma. Tutti gli scontri avvenivano con il consenso del capo ultrà interista, ha ammesso Beretta, così come sulla sponda milanista era necessario l’avallo del leader della curvarossonera, Luca Lucci.

Ultras Inter, il capo ultrà arrestato: «Marotta mi ha salvato da una denuncia dell’Inter, la bloccò» – 27 dicembre

Il Corriere della Sera pubblica stralci dei verbali degli interrogatori di Andrea Beretta l’ex capo ultrà dell’Inter arrestato per l’assassinio del rampollo di ’ndrangheta Antonio Bellocco (altro capo ultras Inter) e che ha deciso di collaborare con la giustizia. C’è anche un altro capo ultrà ucciso, si tratta di Vittorio Boiocchi. I verbali sono pieni di omissis, ciononostante c’è un passaggio in cui lui rivela come Marotta si sia opposto a una denuncia nei suoi confronti con carta intestata dell’Inter. Beretta

Scrive il Corriere della Sera che fuori dagli omissis affiorano passaggi sulla dirigenza Inter.

L’articolo è firmato da Luigi Ferrarella autorevole cronista di giudiziaria.

Racconta ai pm Beretta:

«Marotta mi ha salvato una volta». Per un Juve-Inter Beretta fatica a trovare biglietti, apprende che ai rossoneri a Torino era andata meglio perché nei due club i dirigenti addetti ai rapporti con la tifoseria (Slo-supporter liaison officer) si erano accordati per convogliare su una ricevitoria 2.000 biglietti poi acquistati dagli ultrà, e allora Beretta spinge per lo stesso schema con l’inter. Ma lo Slo dell’inter, Massimiliano Silva, si infuria: «Ricevo una chiamata — racconta Beretta — e questo qui comincia a insultarmi (“non me ne fotte un c… di voi, io non passo guai per voi”), nasce una discussione al telefono, io resisto dieci secondi e poi vado giù, “mi hai rotto i co…, vieni qua che ti ammazzo di botte”, solite cose.. È degenerata, lui mi chiude il telefono in faccia e va subito alla Digos a dirgli che io lo avevo minacciato al telefono, e la Digos gli dice “ok, noi prendiamo la tua denuncia, però deve essere fatta in carta intestata dalla società”. Allora lui va in società, si mette a scrivere, passa Claudio Sala (dirigente Inter responsabile della sicurezza della prima squadra, ndr) e gli dice “ma cosa stai facendo? Ma lo sa il direttore (Marotta, ndr)? Avvisiamo prima che metti di mezzo la società”. E dopo è passato Marotta e fa (a Silva, ndr): “Guardi, se lei vuole fare la denuncia la fa a nome suo, non con la società”». Pm: «Questo lei come lo sa?». Beretta: «Me l’ha detto Claudio Sala. E quella volta lì (Marotta, ndr) mi ha salvato dal discorso della denuncia».

Scrive il Corriere della Sera che l’Inter nega:

Marotta, replica però l’inter al Corriere, non solo non ricorda ma anzi esclude un episodio del genere, a suo avviso in contraddizione con la politica di proteggere i propri collaboratori e invitarli a denunciare alla Digos i tentativi di condizionamento. 

 

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