“E’ come nel tennis. I grandi agiscono attraverso curiosi spasmi cerebrali che trasformano ogni giocata in una sorta di miracolo”
Qualche giorno fa Kylian Mbappé ha detto una cosa interessante: “Pensavo troppo”. “Ho pensato molto a come fare le cose, a come muovermi, andare nello spazio, andare nella zona di Vini o Rodrygo. E quando pensi troppo, non pensi al tuo gioco”. Manuel Jabois sul Paìs ha ovviamente pensato al parallelo col tennis. “In una partita si può pensare solo tra un punto e l’altro, mai mentre giochi. La palla si muove a una velocità tale e il corpo è così dedito a essa che non c’è un decimo di secondo libero per pensare: tutto si muove con delicati automatismi e sorprendenti istinti”. L’editorialista del Paìs non ricorda se questa cosa l’ha detta Nadal o Alcaraz, ma insomma: resta il punto.
“Il cervello è una macchina spettacolare quando viene spinto al limite. Può trasformarti in una specie di Dio nei momenti di straordinaria pressione, o farti sembrare l’uomo più disperato del mondo: Kylian Mbappé, per esempio, quando pensava troppo”.
Nel caso del francese, “la condizione fisica c’era, ma non veniva sfruttata. C’era il desiderio, ma senza fede. La disperazione era assoluta. Un editorialista che ormai deve essere in esilio è arrivato a scrivere che Madrid aveva un problema e che quel problema era Mbappé. E tutto questo è accaduto qualche settimana fa. Vale la pena studiare l’evoluzione del calcio nel tempo”.
Adesso no, non più. Adesso che ha smesso di pensare “Mbappé è ormai il giocatore che il Madrid aspettava da anni. Non esiste pericolo più profondo che pensare quando non si dovrebbe. Se uno entra in campo pensando e trascorre la partita pensando, allora dovrebbe lasciare la palla e cercarsi un’aula. Nemmeno gli allenatori ci pensano. Il giocatore più famoso del mondo, Leo Messi, non ci avrebbe mai pensato. I grandi giocatori agiscono attraverso curiosi spasmi cerebrali che trasformano ogni giocata in una sorta di miracolo. Non puoi essere veloce come Mbappé e passare l’intera partita a pensare: saranno le tue gambe a pensare per te. Pensate alla squadra come a un’intelligenza collettiva. I gol e tutto ciò che li precede non dipendono tanto dal pensiero di un singolo individuo, quanto da quello di più individui che sono usciti dallo spogliatoio già pensanti, già pronti a mettere in pratica sul campo ciò che era stato pianificato all’esterno per pura accumulazione”.