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“Non so cosa vi aspettavate da questo Napoli”, la risposta di Conte è l’equivalente del paltò di Napoleone

«Forse mi sono perso qualcosa» ha detto con tono ormai rassegnato. Se l’è piegata a libretto. Il primo posto non basta, il clima è a dir poco surreale

“Non so cosa vi aspettavate da questo Napoli”, la risposta di Conte è l’equivalente del paltò di Napoleone
Totò in “Miseria e nobiltà” nella scena del paltò di Napoleone.

“Non so cosa vi aspettavate da questo Napoli”, la risposta di Conte è l’equivalente del paltò di Napoleone.

Ha avuto dei passaggi surreali la conferenza stampa di Antonio Conte. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. Perché tra questo Napoli e il pubblico (e nel pubblico comprendiamo anche i giornalisti) c’è una distanza enorme rappresentata dal gioco del Napoli che è da tante (ma tante tante) persone considerato inadeguato, non all’altezza, inguardabile. È sostanzialmente quel che ha detto Paolo Sorrentino che invoca lo spettacolo. È l’eredità del sarrismo. Sono in tanti a Napoli a pensarla come il regista. E si arriva così al paradosso di chiedere (a grande richiesta) all’allenatore primo in classifica cosa possa fare di più questo Napoli. Perché col Venezia non si può vincere 1-0. Fa niente che il Venezia abbia quasi vinto in casa della Juventus (è finita 2-2) o si sia visto annullare il gol dell’1-1 al 93esimo in casa dell’Inter. No, il Napoli avrebbe dovuto vincere 5-0. È quel che abbiamo scritto la settimana scorsa (e tante altre volte).

Conte ha dato una risposta che è l’equivalente contemporaneo del paltò di Napoleone di Totò in “Miseria e nobiltà”. «Non so cosa vi aspettavate, forse mi sono perso qualcosa» è una risposta meravigliosa. Perché non è una risposta preparata. È una risposta che arriva sinceramente, dal cuore. Da un allenatore che ha raccolto una squadra e un collettivo (inteso anche come società) al disastro. Al disastro. Decimi in classifica. Tre allenatori in pochi mesi. Un presidente allo sbando. Calciatori che volevano andare via. Tutto quel che abbiamo ripetuto fino alla noia. Inutilmente peraltro. Il refrain dell’ottusità è che due anni fa si è vinto lo scudetto. E quindi?

Stavolta Conte non si è arrabbiato

Stavolta Conte non si è arrabbiato. Non ha reagito come qualche settimana fa. È parso rassegnato. Si è limitato a esprimere gli stessi concetti. «Vi trovo impazienti, si parla solo di scudetto e di vincere. Questa squadra sta andando al massimo. Questi calciatori me li bacio a uno a uno. Siamo primi in classifica, anche se l’Inter ha una partita da recuperare». Sono tutte frasi di buon senso che sottendono concetti di buon senso. E ciò che è improntato alla ragionevolezza, alla razionalità, da queste parti equivale a un castello di sabbia. È questo il mood in cui è immerso il Napoli di Conte. Poi, ovviamente, ci sono anche tifosi (per fortuna non pochi) che hanno idee diverse. Che riempiono lo stadio. Ma oggi le critiche sono espresse sotto voce solo perché il Napoli è lassù, a pari punti con la stra-elogiata Atalanta. Se Conte avesse gli stessi punti di Thiago Motta, sarebbe sottoposto a un processo mediatico di cui non possiamo nemmeno immaginare la portata. L’assurdo è che già ora, da primo in classifica, Conte riceve più critiche di Thiago Motta che con la Juventus ha nove punti in meno in classifica.

Dal tono (rassegnato) utilizzato nelle risposte, ci sembra che Conte abbia compreso perfettamente l’ambiente in cui ha scelto di lavorare. Ogni tanto ancora si sorprende ma avverrà sempre più di rado. Come si dice da queste parti, se l’è piegata a libretto.

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