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Orsato: «Non odiavo il Var, ma quando ero al monitor me la prendevo con me stesso»

Prima a Radio Anch’io Sport, ora a Crc: «Vorrei che si parlasse degli arbitri anche quando fanno bene, non solo quando sbagliano»

Orsato: «Non odiavo il Var, ma quando ero al monitor me la prendevo con me stesso»
Francoforte (Germania) 01/07/2024 - Euro 2024 / Portogallo-Slovenia / foto Image Sport nella foto: Daniele Orsato

Daniele Orsato, ex arbitro internazionale, è oggi commissario per lo sviluppo del talento arbitrale nell’Aia, l’associazione italiana arbitri. Il suo intervento di quest’oggi a Radio Crc ha svariato molto (dopo quello a Radio Anch’io Sport dell’altro ieri ndr): Orsato ha parlato di Var e di come lo faceva sentire, del concetto di sudditanza psicologica di cui tanto oggi si parla (come se qualcuno potesse veramente ammetterla, putacaso esistesse ndr).

Orsato: «Al monitor me la prendevo con me stesso, voleva dire aver sbagliato»

Di seguito un estratto di quanto dichiarato:

«Metto la mia esperienza a disposizione dei ragazzi più giovani. Ho avuto la fortuna di avere grandi maestri che mi hanno insegnato tutto e cercherò di trasmetterlo ai più giovani ma anche ai grandi che vogliono migliorarsi. Sono a disposizione per aiutarli nella crescita e nella maturazione. I miei maestri? Ne ho avuti tanti, come Stefano Farina, Pierluigi Collina, Stefano Braschi. Ma il mio modello di arbitro, quello che guardavo da quando ero piccolo, era Gigi Agnolin: come oggi i bambini guardano i grandi calciatori, io guardavo lui. Era il mio mito.»

Sulla comunicazione:

«Non mi occupo di Open VAR, quindi non conosco la materia, ma credo che sia utile per la trasparenza. La nostra associazione ha sempre puntato alla trasparenza, ammettendo sempre gli errori ed evidenziando la possibilità di migliorare. Ritengo, però, che bisognerebbe tante volte dire anche quando gli arbitri fanno bene e non solo quando fanno male. Si parla troppo spesso degli arbitri solo quando si commettono errori. Perché ho voluto fare l’arbitro? Un ragazzo un giorno mi disse “prova a venire a fare l’arbitro, perché non potrai mai capire cosa significa se non lo hai mai fatto”. Tornai a casa e dissi a mia madre che sarei arrivato in Serie A. La presi un po’ come una scommessa.»

Sul Var:

«Odiavo il Var? Assolutamente no. Mi arrabbiavo con me stesso quando andavo allo schermo, perché sapevo di essermi perso qualcosa. E quindi poi analizzavo per correggere il mio posizionamento, al fine di non arrivare ad usare il VAR. Ma non perché non sia utile, attenzione, ma piuttosto perché usarlo vuol dire aver commesso un errore o essersi perso qualcosa. Io ho vissuto tutti i passaggi epocali e le innovazioni della gestione arbitrale. Posso assicurare che il VAR è una fortuna, perché oggi si può correggere il tutto il tempo reale.»

Sulla sudditanza psicologica arbitrale:

«L’arbitro non soffre di sudditanza psicologica. Se sbaglia, sbaglia perché commette un errore. Bisogna capire che come il giocatore commette degli errori, può farlo anche l’arbitro. L’arbitro sbaglia perché è un essere umano, ma scende sempre in campo per cercare di fare del proprio meglio.»

 

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