Quella di Conte è una rivoluzione culturale. Per comprendere cos’è Napoli, basta ricordare che Gattuso fu accolto con più entusiasmo e ricevette meno critiche
Le pagelle di Fiorentina-Napoli 0-3, a cura di Fabrizio d’Esposito.
MERET. Se non fosse, nel secondo tempo, per quella magnifica epifania del suo talento sul tiro di Mandragora, indi puntellata dalla prodigiosa schiena di Amir su Beltran, il giovane Meret sarebbe senza voto, in una partita in cui gli autoctoni sparacchiano solo fuori. Viva Meret – 7
DI LORENZO. L’Eurocapitano deve fronteggiare l’unico viola che si dimena per accocchiare qualcosa, l’irritante Sottil (tale e quale l’agitato papà). Per il resto pugna accortamente, a sostegno di una difesa che ancora una volta fa rimanere vergine la porta del giovane Meret – 6,5
RRAHMANI. Nel cantiere del Franchi, Amir edifica il Muro del Pianto viola. Non c’è da aggiungere altro – 7
JUAN JESUS. Una premessa: il contismo oggi approda a una dimensione mistica, un fenomeno esoterico che i più non possono e non vogliono comprendere, laddove l’illuminazione è impedita dall’idolatria per il cieco paganesimo giochista e che genera scetticismo e critiche (ancora! Incredibile a dirsi). Detto questo, il contismo si esalta nei dettagli, come la ricostruzione nella testa e nei piedi di Giovannino Gesù, sventurata pippa nel buio dell’egocentrismo aureliano post-tricolore e stasera centrale che anticipa, chiude e non sbaglia un passaggio. Senza dimenticare che Kean, tra lui e Amir, vede la palla una sola volta. Oggi il Napule strapazza la Fiiorentina con Juan Jesus e Spinazzola in campo. E abbiamo detto tutto (sul contismo, sempre sia benedetto) – 6,5
OLIVERA. Mati l’uruguagio gioca a livelli paradisiaci nella terra dantesca: la riva sinistra con Zio Spina è una sorpresa inaspettata e dona emozioni e gol annullati. Non solo. Olivera è l’hombre vertical del Napule nonché l’azzurro che si smarca di più – 7
RASPADORI dall’88’. Senza voto
McTOMINAY. Scott il Rosso corre sempre più di tutti ma nel primo tempo sbaglia troppi palloni. Nel secondo infila invece sentieri decisamente dritti e alla fine arriva pure il gol, secco sigillo di una vittoria meritata e mai in discussione – 6,5
LOBOTKA. Per studiare, comprendere, ammirare e pure masticare il contismo, vera scienza esatta del calcio che vince, è d’uopo guardare il Caro Lobo dopo il vantaggio azzurro del profeta David, quando nella nostra terra di mezzo (e non solo) scende un po’ di ernia inguinale. Invece Robotka alza ancora di più la cabeza e gioca la pelota sempre in avanti – secondo i dettami dell’Uomo Nuovo in panca – oltre a recuperare, arretrare e poi avanzare ancora. Colpisce il modo naturale in cui il Caro Lobo aderisce con successo al verbo contiano, dopo essere stato il grande architetto del 4-3-3 di Spalletti. L’unico che non capì la sua classe fu Mister Veleno: lo ricordiamo perché il sopravvalutato Ringhio venne accolto a Napoli con un entusiasmo inspiegabile, che Conte al momento se lo sogna, purtroppo. E abbiamo detto tutto, ancora una volta – 7
GILMOUR dall’88’. Senza voto
ANGUISSA. Detto dell’ernia inguinale di cui sopra, Zambo nella ripresa è l’azzurro che chiude la partita, il più decisivo. Dapprima lucra il rigore dello zero a due, indi porta via la palla allo stordito Dodò e fa un discesone che conduce allo zero a tre di Scott il Rosso – 7,5
SPINAZZOLA. Altro dettaglio del contismo: l’invenzione, l’intuizione del colpo geniale che spariglia e che stasera porta il nome di Zio Spina, peraltro destinato ad andare via tra pochi giorni. Lì a sinistra è efficace e accorto e vanta un numero dribbling superiore persino a quello del profeta David. Non solo. La prima occasione azzurra per segnare è proprio sua, al 17’ – 7
MAZZOCCHI dall’86’. Senza voto
LUKAKU. A Firenze, Lukakone Nostro dimostra di essere un perno fondamentale di questo Napoli contiano, capace di reggere una pressione avversaria di proporzioni mostruose, stasera quasi del 72 per cento. Del resto basta osservare la differenza con il Cholito subentrante, che in confronto a lui appare come un fuscello al vento in certe situazioni. In tutto, Lukakone Nostro fa da sponda prediletta del profeta David e stavolta segna il rigore. C’è qualcuno che davvero vuole chiedergli di più? – 7
SIMEONE dal 72’. Venti minuti e passa con l’anima della garra, secondo la tradizione familiare – 6
NERES. Il suo gol è un capolavoro, che principia da un’azione da cineteca. Il profeta David parte dalla terra di mezzo, dialoga con Lukakone Nostro e poi fa tutto da solo, con tre tocchi finali prima del tiro dal basso verso l’alto che fulmina de Gea, che ha realizzato solo quando ha visto la palla in rete. Tanto basta – 8
NGONGE dall’86’. Senza voto
CONTE. Ieri Sergio Conceicao ha detto che a Milano non è andato per fare l’amico di tutti. Ecco, mutuando il concetto, possiamo dire che Antonio Conte non è arrivato a Napoli per fare l’eroe romantico e sovente populista votato al bel gioco e alla bella morte. La sua è una rivoluzione culturale, lo ribadiamo, che non disdegna il machiavellismo del potere, laddove finanche Giovannino Gesù e Zio Spina si trasfigurano in elementi funzionali alla vittoria, l’unica cosa che conta (il calcio bello e perdente è destinato ai libri di poesia, lustri dopo). Il resto lo abbiamo spalmato nei giudizi di sopra. Stasera il Napoli è campione d’inverno, per chi non l’avesse capito. Il resto è tafazzismo da palati gourmet – 10 e lode
ARBITRO MANGANIELLO. Impeccabile – 7