Al CorSport: «Con Mourinho ho vissuto gli anni più belli della mia carriera. I tifosi mi consideravano un traditore? Avrei dovuto raccontare prima quello che era effettivamente successo».
Lorenzo Pellegrini non ha vissuto momenti facili alla Roma; il capitano giallorosso si è sentito spesso attaccato dai tifosi per le prestazioni deludenti della squadra. Ne ha parlato nella sua intervista al Corriere dello Sport.
Pellegrini: «Evito di pensare che potrebbe essere il mio ultimo anno alla Roma»
La fascia da capitano:
«Pesa, ma non mi ha cambiato di una virgola, né responsabilizzato maggiormente. Perché la Roma l’ho sempre presa molto seriamente. Ormai sono all’ottavo anno, ma mi alleno a Trigoria, che è casa, da quando di anni ne avevo nove. Ai compagni ho sempre cercato di far capire cosa significasse giocare nella Roma, che non è una squadra qualsiasi».
Sei riuscito a sapere cosa aveva spinto l’Olimpico a fischiarti ripetutamente?
«I risultati hanno peggiorato il clima in generale. E poi una montagna di stupidaggini, bugie messe in giro per fornire alla gente uno o più colpevoli. Ma colpevoli di cosa? Solo dei risultati».
Girarono voci sul tuo coinvolgimento negli esoneri di Mourinho e De Rossi…
«Con José ho vissuto gli anni più belli della mia carriera. Subito dopo l’esonero altre voci ridicole, ci sentimmo al telefono perché desideravo chiarire la mia posizione e lui ha capito… Mou è trascinante, ti folgora. Noi ci dicevamo che se prima di ogni partita ci avesse chiesto di sbattere la testa contro un albero l’avremmo fatto tutti… Anche quella del tradimento a Daniele è pura fantascienza, invenzioni di chi non ha idea del rapporto che avevo e conservo con lui. Spesso la verità non interessa, è d’intralcio».
Non fosti peraltro convocato dalla società, il giorno prima del suo licenziamento…
«È così, i compagni presenti vennero subito a riferirci quello che era stato detto. Naturalmente chiesi subito ai dirigenti il motivo della mancata chiamata, risposero che tanto sapevano benissimo come la pensavo, che ero totalmente dalla parte di Daniele».
Ascoltarono i tuoi compagni e non il capitano, una decisione singolare:
«Due volte assurda. Perché io non sono mai scappato, mi sono sempre preso le mie responsabilità».
Il pubblico ti considerava uno dei traditori e scattò la fischiata. Perché non reagisti, spiegando la verità dei fatti?
«L’ho fatto prima dell’Elfsborg, in ritardo forse. Ho sbagliato, avrei dovuto raccontare prima ai tifosi quello che era effettivamente successo».
Hai pensato che questo potrebbe essere l’ultimo anno alla Roma?
«È un pensiero che evito. Lascio che sia il campo a decidere. Io sono molto fatalista e cerco sempre di essere positivo. Ti assicuro che finché avrò la possibilità di indossare la maglia della mia Roma lo farò dando tutto me stesso, anzi di più, come ho sempre fatto. Per me è importante riuscire a guardarsi allo specchio ed essere felice dell’uomo prim’ancora che del calciatore. Non ho bisogno di dichiarare l’amore per la Roma, è così evidente».
Hai accettato le panchine imposte da Ranieri senza fare un plissé:
«Mi fido ciecamente, con Ranieri la strada è pulita, ha spazzato via tutte le ombre».
Lorenzo, pensi di avere il carattere del capitano?
«Non sono un tipo particolarmente estroverso, non prendo i compagni a urlacci in campo, ma so cosa si deve fare per dare una mano alla squadra».
Da quanto non senti i Friedkin?
«Ho ricevuto un messaggio di Ryan dopo il derby, al derby tengono tanto».