Due calciatori che sono l’emblema del contismo. Dare tutto in campo anche se si ha la qualità. Anche se si giocano solo cinque minuti
Politano e Simeone, nel Napoli di Conte anche gli attaccanti fanno una vita da mediano
Non sappiamo che farcene delle star, qui siamo figli della stessa polvere. Questo Napoli è diventato da scudetto, non lo era, certo che non lo era. Si è compattato dietro ad un principio semplice: con i gregari arrivi sempre in fondo. E gregari lo sono anche quelli che le giocano tutte.
Quelli che si legano ad un filo che parte dalla testa del leader e cuce ogni protagonista alla stessa storia perché che tu sia Eddy Merckx o Moser se non hai chi ti presta i polmoni, non vai da nessuna parte. Se non sei connesso agli altri, sei dannoso.
Polmoni e anima, appartenenza e fiducia in un pensiero condiviso che poi è quello che racconta le squadre di Conte con due uomini su tutti: Matteo Politano e Giovanni Simeone. Una vita da mediano, cantava da Ligabue nella canzone non a caso dedicata a Oriali ombra di Antonio Conte.
Una vita da mediano
Da chi segna sempre poco
Che il pallone devi darlo
A chi finalizza il gioco
Una vita da mediano
Da uno che si brucia presto
Perché quando hai dato troppo
Devi andare e fare posto
Nel Napoli una vita da mediano la vivono tutti. Anche gli attaccanti come Politano e Simeone. Polvere e coraggio al di sopra del minutaggio.
Un esterno a tutta fascia che sgomma e resiste finché ha fiato, finché ha forze (“finché ce n’hai stai lì”). L’assist ad Anguissa ieri e la chiusura su Kolo Muani festeggiata come un gol, come un’impresa prima della resa ai crampi. Matteo, un violino pensato per un pezzo progressive che tocca le corde più alte, quelle più simili all’identità della piazza. Qui non ci sono star, ci sono uomini che credono in un’impresa senza precedenti. L’altro è Giovanni Simeone, la riproduzione del tifoso in campo. L’essenza del pallone contiano, il focus della filosofia. La faccia sul pallone per conservare il risultato è stata l’espressione più alta del significato di squadra, maglia, coraggio perché che siano novanta o solo cinque minuti, la storia si scrive con questi dettagli.
Non sappiamo che farcene delle star, sia chiaro, questo Napoli è diventato da scudetto perché è nelle mani di due come loro.