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Raspadori non è felice a Napoli, situazione in evoluzione (Pedullà)

Conte lo ritiene incedibile lui non vuole entrare in rotta di collisione col club ma non è contento della piega che sta prendendo la stagione

Raspadori non è felice a Napoli, situazione in evoluzione (Pedullà)
Ni Napoli 29/12/2024 - campionato di calcio serie A / Napoli-Venezia / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: esultanza gol Giacomo Raspadori

Raspadori non è felice a Napoli, situazione in evoluzione (Pedullà)

Scrive Alfredo Pedullà che il gol al Venezia non ha cambiato la situazione di Raspadori al Napoli. Il calciatore non è soddisfatto e la situazione è da monitorare anche se Conte lo considera incedibile.

Scrive Alfredo Pedullà:

La pratica Giacomo Raspadori sarebbe stata risolta dopo il gol contro il Venezia da subentrato, un tiro da tre punti e grande soddisfazione. In realtà, pur non avendo intenzione di andare in rotta di collisione con il club, non è troppo contento della piega che sta prendendo la stagione. Quindi non possiamo garantire al cento per cento che non ci saranno novità: Conte lo ritiene intoccabile, ma in una recentissima conferenza stampa ha aggiunto che non ha intenzione – vedi vicenda Kvaratskhelia- di trattenere gente controvoglia. Ricordiamo che Raspadori piace alla Roma, dalla scorsa estate c’è l’Atalanta mentre la Juve ha virato su un altro obiettivo (Kolo Muani).

Pedullà scrive anche che va tenuto sotto controllo la pratica Ngonge che piace al Verona e al Bologna.

Raspadori, la dannazione di essere nato vintage (scritto dopo il gol al Venezia)

Ieri pomeriggio Raspadori ha risolto la partita del Napoli, che sarebbe altrimenti tranquillamente finita zero a zero (i segnali: un rigore sbagliato, un palo, parate del portiere. Sembrava un classico ndr). Giacomo lo aveva già fatto contro lo Spezia e contro la Juventus a Torino nel 2022-23, contro il Milan l’anno scorso segnando addirittura su calcio di punizione e col Genoa al 90esimo con un gran sinistro. È un calciatore che ha sempre fatto gol perché li sa fare, seppure con i suoi limiti dettati dal destino crudele del suo fisico. È un brevilineo col pensiero del 9, ruota su se stesso e calcia con la facilità di un grandissimo attaccante ma è inserito in un contesto storico-calcistico in cui la seconda punta (ma anche il falso nueve) è in crisi se non addirittura ha cessato di esistere.

Luis Enrique è uno dei pochi che ancora insegue il concetto del centravanti come spazio. La Spagna ha vinto un Europeo con Morata prima punta (e al Milan o comunque in Italia non è considerato tale da tutti) che è però già più strutturato. Non ci vuole un gran sforzo di memoria per tornare a Sarri e Mertens, ma Dries – ci permettiamo di dire – era un giocatore con qualche tocco di classe in più e persino lui ha dovuto attendere una vita prima di esplodere come ha fatto (ed è successo per puro caso). Ciò nonostante forse persino lui, spostato in avanti con le lancette di 6-7 anni, avrebbe potuto non ripetere la straordinaria esperienza da falso nueve che l’ha reso noto in tutto il mondo in quel 2016-17. Raspadori un po’ fu preso da Giuntoli e De Laurentiis su quella scia, pensando che potesse esserne l’erede in un 4-2-3-1, dietro a Osimhen. Mertens stesso nel primo anno di Spalletti aveva coperto quel ruolo (giocando poco), legando il gioco e andando a concludere. Si è pensato che Raspadori potesse concretamente fare lo stesso e per un periodo l’ha anche fatto.

Raspadori: «Mi sento un attaccante, anche se ricopro altri ruoli per caratteristiche»

Eppure l’ex Sassuolo (in neroverde 75 presenze e 18 gol) si sente un attaccante centrale da sempre ed in effetti lo è. Lo ha dichiarato in tempi non sospetti, anche abbastanza spesso da quando è arrivato al Napoli come acquisto più esoso di quell’estate 2022 ante scudetto. Per caratteristiche sia Spalletti che Garcia lo hanno spostato a sinistra e poi a destra, tentando di trovargli spazio perché è – tra le altre cose – un ragazzo parecchio professionale e intelligente. Forse è anche parecchio consapevole della sua “sfortuna” e in questo senso prova a compensare con il duro lavoro. Per intenderci, Raspadori sarebbe perfetto in un “antico” 4-4-2 all’italiana, da seconda punta un po’ alla Gilardino che affianca Toni in Nazionale. È solo che quel modulo non esiste più. E anzi di seconde punte non ne nascono, così come oggi il centravanti deve attaccare lo spazio e la profondità e avere strapotere se vuoi che la tua squadra lotti per il vertice. Addirittura Guardiola si è fatto comprare Haaland da che aveva Gabriel Jesus (un Mertens che attacca lo spazio). Capita che a volte alcuni calciatori nascano nei corpi sbagliati pur avendo le “menti” giuste e che questo condizioni quindi la loro intera carriera. È un po’ il contrario di quello che è successo a Cassano o a Balotelli. Che però più che sfortunati sono stati un po’ giovani, un po’ sciocchi.

Raspadori se fosse nato negli anni Cinquanta o Sessanta, ma anche ad inizio Duemila sarebbe stato un grande attaccante, titolare in una squadra da scudetto al fianco di un altro numero 9. Gli avrebbe girato intorno, avrebbe fatto forse dai 10 ai 15 gol. Oggi invece pur essendo l’uomo dell’improvvisa provvidenza del Napoli – quando chiamato in causa, che poi è quasi mai – deve combattere col destino che sembra dirottarlo verso categorie inferiori, dove pure segnerà i suoi gol ma senza incidere nella storia come avrebbe potuto fare uno col suo pensiero calcistico. Dipenderà anche dal peso politico che avrà il suo gol al Venezia.

 

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