“Ha vinto gli Aus Open come per caso, con assoluta noncuranza. Come uno che sapeva già che avrebbe vinto”
Jannik Sinner per due settimane ha passeggiato per gli Australian Open “come se si trattasse del Cammino di Santiago e lui fosse un pellegrino che, nel suo viaggio verso l’illuminazione completa, dovesse vincere un torneo di tennis come per caso. Lo ha fatto quasi con noncuranza”. Lo scrive la Süddeutsche Zeitung, con la stessa “freddezza” d’analisi che sta usando la stampa estera e che in Italia per ovvi motivi non riusciamo a tenere. Il punto, anche del giornale tedesco (che ha accusato il colpo della sconfitta di Zverev) è sempre quel benedetto giudizio sospeso del Tas.
“Sinner ha dominato questo torneo e la finale; non come qualcuno che credeva di poter vincere, ma come qualcuno che sapeva che avrebbe vinto a patto che non accadesse nulla di drammatico e imprevedibile, come un infortunio o l’impatto di una palla di cannone nella Rod Laver Arena”.
La Sz descrive uno scambio eblemativo: “dopo il servizio e la risposta ci sono stati due dritti potenti, uno stop, uno slice di rovescio, due lob, uno smash, un duello dalla linea di fondo; Zverev attacca con due volée e poi con il rovescio passante di Sinner”. Ecco, Sinner “non si è picchiato il petto, non ha urlato contro se stesso o contro il pubblico fino a infuriarsi. Ha preso due respiri profondi ed è tornato alla linea di fondo. Questo è un altro modo per dimostrare al tuo avversario che non c’è niente da fare. Per me è del tutto normale vincere uno scambio come questo”.
Per la Sz resta l’elefante nella stanza: “l’asterisco. Anzi una grande nota a piè di pagina: il suo caso di doping non è ancora chiuso”. “A Sinner è stato chiesto un milione di volte di questo argomento. Quindi sicuramente lo preoccupa. Al momento però non c’è nulla che possa turbarlo e sta inviando un messaggio simile a quello di Novak Djokovic al suo meglio, ma in un modo completamente diverso: è la sua calma certezza di essere il migliore a spaventare a morte tutti i suoi avversari”.