«Se risulti positivo a una sostanza vietata, la squalifica è di quattro anni, ma il suo fisioterapista ha usato il prodotto con principio attivo dopante. Il ricorso è per verificare se Sinner ha responsabilità o meno».
Jannik Sinner ha vinto nell’Australian Open Opening Week ieri contro Popyrin in due set (6-4, 7-6); il match anticipa l’imminente torneo che ci sarà in Oceania.
Il tennista 23enne di Sesto Pusteria deve ancora affrontare il ricorso della Wada per la positività al Clostebol e potrebbe costargli una lunga squalifica.
Sinner, la Ceo dell’Itia: «Rischia una squalifica da uno a due anni»
Ne ha parlato Karen Moorhouse, la Ceo dell’International Tennis Integrity Agency (Itia) in un’intervista al portale tennis365:
«Se risulti positivo a una sostanza vietata, il punto di partenza per una possibile squalifica è di quattro anni. Se si può dimostrare che non sia stato intenzionale, la pena si riduce a due anni. A questo punto si devono fare delle differenziazioni. Nel caso di Swiatek parliamo di un prodotto contaminato, mentre per Sinner c’è la complicazione che il suo sia un prodotto non contaminato, in quanto il fisioterapista ha usato sul suo dito il prodotto in questione che conteneva il principio attivo dopante. Per questo, l’intervallo della squalifica va da uno a due anni. So che la Wada ha affermato che il motivo del ricorso si concentra sul fatto che il giocatore possa avere una responsabilità, rispondendo all’articolo in cui si parla di ‘nessuna colpa o negligenza significativa’. Il Tribunale Indipendente di primo grado aveva ritenuto che Sinner non avesse alcuna colpa o negligenza, avendo usato la massima cautela possibile. L’Agenzia mondiale antidoping contesta ciò».
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