Thiago ha detto che non ha l’ossessione di vincere (ce ne eravamo accorti). Tuttosport pensa a Boniperti che si starà rivoltando nella tomba
La Juventus di Thiago Motta affronterà il Milan nella seconda semifinale di Supercoppa italiana. In presentazione della sfida, Thiago Motta – tra le altre cose – ha dichiarato di non avere l’ossessione per la vittoria (tra l’altro ce ne eravamo tutti accorti). Motto che nella Torino bianconera sono abituati ad ascoltare in un altro modo. Immediata la “reazione” di Tuttosport.
Thiago Motta, ti ricordi chi è Boniperti? (Tuttosport)
Di seguito quanto si legge quest’oggi sulle colonne di Tuttosport a firma Guido Vaciago:
“Thiago Motta prova l’ebbrezza del principiante che si lancia sulle lame, forse un po’ spericolato quando dice: «Voglio vincere. Però per me oggi non è un’ossessione, devo essere tranquillo e convinto della nostra forza. Domani abbiamo una bellissima partita con rispetto verso l’avversario e la voglia di imporre il nostro gioco». Il concetto è inappuntabile e ragionevole, ma è dannatamente poco juventino. E, più in generale, poco da grande squadra.
La Juventus, da decenni, viaggia con la filosofia bonipertiana. E non quella distorta dello slogan del «vincere è l’unica cosa che conta» (che manco era di Boniperti), ma quella del «Vincere non è tutto, ma la volontà di vittoria sì». E, in questo senso, la vittoria deve essere un’ossessione. Le Juventus, quelle vere, hanno sempre ragionato così e hanno sempre usato quell’ossessione come propellente, senza esserne turbate. I campioni sanno benissimo che non è la sconfitta in sé a farli perdere, ma il modo con cui si giocano la partita. E senza una sana ossessione per la vittoria, si corre il rischio di accontentarsi o arrendersi un centimetro prima o, peggio ancora, di non crederci abbastanza. […]
Accomunate da un cambio di allenatore in estate, Juventus e Milan hanno vissuto i travagli del cambiamento e le difficoltà di un progetto da iniziare da capo o quasi. Hanno reagito in modo diverso e la prova più eclatante è la presenza di Sergio Conceiçao al posto di Fonseca sulla panchina del Milan, ma hanno lo stesso maledetto obiettivo per la fine della stagione: piazzarsi fra le prime quattro per andare in Champions nella prossima stagione (e magari andare più avanti possibile nella Champions di questa). La Supercoppa non è contemplata fra gli obblighi delle due squadre, ma per come sono messe, può diventare un trampolino importante per rilanciare l’ottimismo e, comunque, chi passa stasera prende una boccata d’aria, chi perde si complica la vita in modo esponenziale. Più che ossessione per la vittoria, forse sarebbe meglio parlare di terrore per la sconfitta, insomma.
Forse è per questo che Motta ha cercato di aprire la valvola della tensione per scaricarne un po’ di quella accumulata dalla sua squadra, che inizia a sentire lo stress della maglia bianconera. Lo stesso Giuntoli, l’altro ieri, aveva rassicurato il popolo bianconero (di cui ha fatto parte fin da piccolo) sulla bontà del progetto e ha chiesto tempo per riuscire a realizzarlo. Giusto, anzi giustissimo, ma allora il problema non è l’ossessione per la vittoria, ma la necessità di mandare segnali convincenti e continui sui progressi del progetto medesimo.
[…] Servono dei punti di riferimento, una mappa con cui orientarsi nel progetto, capire a che punto siamo e, magari, quanto tempo ci vuole ancora. Che ci sia del buono lo abbiamo intuito tutti (o quasi), il resto si fatica a capirlo. Forse basterebbe spiegarlo un po’ meglio. Oppure vincere, la medicina che cura ogni ossessione“.