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A Napoli De Laurentiis è tornato pappone. A Milano Zalewski è diventato Roberto Carlos

Comprensibili i malumori della piazza ma il Napoli non è il Real Madrid. E Conte è sovradimensionato rispetto a noi. Qua ci si divide per tutto e si scredita tutto. Altrove avviene l’esatto contrario

A Napoli De Laurentiis è tornato pappone. A Milano Zalewski è diventato Roberto Carlos
Db Verona 19/02/2017 - campionato di calcio serie A / Chievo Verona-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: striscione tifosi Napoli

A Napoli De Laurentiis è tornato pappone. A Milano Zalewski è diventato Roberto Carlos

A giudicare dagli ultimi due giorni, il Napoli ha ben poche chance di vincere lo scudetto pur essendo prima in classifica. Ci riferiamo alle critiche piovute sulla squadra e soprattutto sull’allenatore dopo il pareggio 1-1 contro la Roma. Pareggio arrivato dopo sette vittorie di fila. E soprattutto al ritorno del papponismo che ha travolto De Laurentiis per il mercato di gennaio che ha evidentemente indebolito il Napoli con la partenza di Kvaratskhelia e l’arrivo di Okafor.

Due reazioni a due passaggi a vuoto che ci ricordano quanto sia più complesso vincere in alcune piazze disabituate al successo (Napoli ma anche Roma). Con qualche specificità locale. Non ci accodiamo al “De Laurentiis pappone” ma comprendiamo le ragioni degli scontenti (non di chi insulta). Il Napoli è in lotta per il campionato, perde il suo calciatore più prezioso e lo sostituisce con uno scarto del Milan (poi vedremo cosa dirà il campo). Va però ricordato che il Napoli è il Napoli. Che Conte, fondamentalmente, è sovradimensionato rispetto al club. Conte è sulla panchina del Napoli per una concomitanza di fattori. Altri club non lo hanno voluto, un po’ perché è ingombrante, un po’ perché viviamo tempi assurdi nel calcio. Oggi un tecnico le cui squadre esibiscono il 60% di possesso palla, viene considerato più forte di chi ha dimostrato di saper vincere quasi ovunque e di porre sempre le basi per progetti stabili. Il Napoli si è inserito in questo clima di follia. Altrimenti noi Conte lo avremmo visto col cannocchiale. E in estate De Laurentiis ha prodotto il massimo sforzo possibile in assenza di cessioni. Gli va riconosciuto e va ricordato. Il Napoli non è il Real Madrid, non lo sarà mai. Non è nemmeno la Juventus. Qui non viene nessuno a ripianare con aumenti di capitale. Anzi, poiché il presidente eufemisticamente non brilla per simpatia, ed è un cane sciolto nel Palazzo, alle prime difficoltà economiche di certo non sarebbe aiutato da nessuno. Il Napoli ha vincoli di bilancio, altrimenti va in bancarotta. È un fatto. Così come è un fatto che siamo primi in classifica.

De Laurentiis e la mancanza di empatia

Si potrebbe discutere della assoluta mancanza di empatia di De Laurentiis, ma ormai lo conosciamo. Questo sarebbe lo scudetto di Conte e il concetto immaginiamo che non lo farà impazzire di gioia. Scene già viste due anni fa ma anche prima con allenatori che hanno sfiorato la vittoria. L’uomo è così. Ha un ego significativo e sentirsi dire che il suo unico merito è essersi fatto da parte (il che è tremendamente vero, peraltro), non contribuisce alla sua serenità (eufemismo gigante).

Ovviamente a nostro avviso qualcosa in più si poteva certamente fare. Sono stati commessi errori in questa sessione di mercato. Ma è ovvio che il Napoli non avrebbe potuto portare qui un mister X dall’ingaggio extra-large. Questo è poco ma sicuro.

Senza dilungarci oltre, vorremmo però sottolineare un altro aspetto. Mentre i tifosi del Napoli da due giorni discutono e si accapigliano su De Laurentiis pappone e i cambi conservativi di Conte (facendosi solamente del male), a Milano hanno trasformato Zalewski in un mix tra Maldini e Roberto Carlos. La Gazzetta di oggi lo elogia con un corsivo in prima pagina. Il tutto per un casuale assist di petto al 93esimo che ha consentito all’Inter di non perdere il derby. Zalewski è stato mandato in campo da Inzaghi per disperazione. Stanno suonando la grancassa. È questa la differenza che ci fa più male. Noi siamo incapaci di fare gruppo, sistema. Di sopportare anche quelli che consideriamo errori. È un dato di fatto che non possiamo certo cambiare. È uno dei motivi per cui vincere lo scudetto a queste latitudini è molto ma molto complicato.

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