“La sua perseveranza con i quattro in attacco, la convinzione che il City si sarebbe stancato, l’utilizzo tempestivo delle sostituzioni. Irradia un’energia bianca, fredda e calma”

La migliore definizione del City attuale, diremmo definitiva, la scrive Barney Ronay sul Guardian: “una versione tremolante del suo meglio, spinto da una selezione di scricchiolanti parti difensive di prima scelta legate insieme e costrette a marciare in fila da quattro verso il sole, finché le loro membra hanno potuto resistere”. Non hanno resistito. Alla fine l’argine è crollato davanti al Real Madrid.
Peccato per Haaland, continua. In versione “Total Haaland, un capolavoro di minimalismo senza sottigliezze”. Perché per un po’ il piano di Pep Guardiola ha pure funzionato, e Haaland un “martello in attesa di colpire, o una balestra umana portatile, o un guantone da boxe su una molla, in grado di dettare come venivano giocate parti della partita”.
Ancelotti è un sussurratore di uomini
Solo che poi è “sceso in campo” Ancelotti. Che “come sempre – scrive il Guardian – riceverà un merito minimo per il modo in cui la sua squadra ha ribaltato la situazione. La percezione di Ancelotti cambia con la luce. Nel trionfo diventa una specie di sussurratore di uomini, dotato di un potere semi-mistico per guardare all’interno delle anime di questi principini prigionieri”.
“Eccolo arrivare, come al solito, con l’aria di un becchino d’élite, con quel modo di stare in piedi, irradiando un’energia bianca, fredda e calma. Anche su un palcoscenico attraversato da un’aura, Ancelotti ha Aura. La sua perseveranza con i quattro in attacco, la convinzione che il City si sarebbe stancato, l’uso di Dani Ceballos a centrocampo, l’utilizzo tempestivo delle sostituzioni. Tutto questo è la gestione di routine della partita da parte di Ancelotti”.