A L’Equipe: «Esistono tanti ds migliori di me, ma non con la passione che ci metto io. Ogni giocatore del Marsiglia deve capire che essere nel club non vuol dire solo allenarsi tre ore al giorno».
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Il ds del Marsiglia ed ex calciatore della Juventus Medhi Benatia ha rilasciato un’intervista a L’Equipe sul suo nuovo ruolo e il lavoro che sta svolgendo con il tecnico Roberto De Zerbi.
Benatia: «Pogba al Marsiglia? Ci penseremo, ora non aveva senso prenderlo se non è in forma»
Quali sono stati i desideri di De Zerbi per quanto riguarda la finestra di trasferimento?
«Migliorare, correggere ciò che non potevamo fare ad agosto. Poi, tra agosto e gennaio, non c’è stato alcun miracolo, mi sarebbe piaciuto trovare 40 milioni di euro nascosti e investirli. In realtà, pianifichi le cose, poi non tutto va come vorresti».
De Zerbi ama essere coinvolto nella finestra di trasferimento, aveva creato tensioni a Brighton. Come hai gestito la situazione?
«Sapevo come Roberto vive la sua professione, le ragioni della sua partenza da Brighton. La “De Zerbi ball” non è per tutti, i centrali e i due centrocampisti sono tenuti a toccare 130 volte palla a partita, se gli porto profili di centrali e centrocampisti che non hanno buoni piedi, non è quello di cui ha bisogno».
Alcuni non hanno reso dall’estate a oggi… cosa fare?
«Il mio obiettivo non è quello di cambiare squadra ogni cinque mesi. Possiamo avere pazienza, ma ci sono cose che non sono negoziabili, l’obiettivo è fidarsi di certi giocatori con una certa mentalità e andare avanti, come un Isma Bennacer, per esempio, che so che rispecchia le nostre caratteristiche. Non ho paura di dirlo: per alcuni, continueremo a sembrare una lobby aeroportuale, ma ci assumeremo la responsabilità di cambiare se l’atteggiamento non sarà come vorremo».
Paul Pogba potrebbe tornare di moda?
«E’ un giocatore che ci piace molto. Sfortunatamente, Paul ha avuto diversi infortuni, poi la squalifica. Ci abbiamo pensato, ma il problema era: se portiamo un Paul Pogba che non è ancora “in forma”, ha senso reclutare qualcuno che non ci può al momento aiutare? Seguiremo l’evoluzione nel corso di questi sei mesi, e se c’è qualcosa da fare, saremmo lieti di avere un giocatore come Pogba a darci una mano l’anno prossimo».
Come giudichi i tuoi inizi da direttore sportivo?
«L’ottavo posto in Ligue 1 è stato vergognoso, lo vivo come il più grande fallimento sportivo della mia carriera. E alla fine della stagione, ho detto: “O decidiamo di prendere decisioni radicali, o rischiamo di incapparci”. Sono molto diplomatico, ma dico quello che penso. Fino all’ultimo difenderò il club, i giocatori finché sono difendibili, l’allenatore. Se il tecnico fallirà, sarà anche un mio fallimento».
La Champions la consideri una missione?
«Oggi, dirvi che andremo in Champions League è impossibile, non lo so. Ma non posso accettare che ragazzi di 22-23 anni pensano che il Marsiglia sia allenarsi tre ore al giorno e poi faccio qualcos’altro; per stare qui devi impegnarti 8-9 ore al giorno. Recentemente, ho avuto una discussione di quindici minuti con un giocatore del club, che non capiva perché avevamo tenuto lezioni di francese due volte a settimana, per quarantacinque minuti. Queste sono cose che mi fanno innervosire. Se devo spiegare a un ragazzo di 22, 23 anni perché, quando hai un contratto a lungo termine, è importante fare questi quarantacinque minuti di francese due volte a settimana, è perché non hai capito nulla».
Le tue qualità maggiori?
«L’emozione e la passione. Le mie qualità sono queste. Puoi trovare 150 direttori sportivi meglio di me, più competenti. Da giocatore, se sono riuscito ad essere al top, non è stato grazie alle mie qualità fisiche e tecniche. È stato grazie al mio desiderio di avere successo».