L’azzurro ha sconfitto il serbo in due set 7-6, 6-2, a fine partita si sono salutati con un abbraccio. Domani affronterà Griekspoor agli ottavi.
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E’ il Matteo Berrettini show contro Novak Djokovic. Al Qatar Open l’azzurro debutta battendo il serbo, per la prima volta, in due set (7-6, 6-2) in poco più di 90 minuti di gioco.
Nel primo set ha faticato rispetto al secondo, dove Djokovic è calato fisicamente. A fine partita i due si sono salutati con un abbraccio.
Domani pomeriggio Berrettini tornerà in campo contro Tallon Griekspoor per gli ottavi di finale.
A fine gara ha dichiarato:
«Battere Djokovic è una delle cose che aspiravo a fare da anni. Ho giocato contro di lui in alcuni dei più grandi tornei del mondo, è stato un onore condividere il campo con lui anche se mi sarebbe piaciuto vincere almeno una di quelle partite. Ho lavorato molto duramente per tornare qui e a questo livello, tutto il lavoro fatto negli ultimi mesi ha pagato, oggi si è visto. Mi mancava solo giocare match, soprattutto come questo. E la cosa più importante è che mi sono goduto ogni momento».
Berrettini: «Sono arrivato alla convinzione che stare bene sia la cosa più importante»
L’intervista al Corriere della Sera.
Si parla spesso di amicizia ma esiste l’amicizia nel tennis? Italiani a parte, non si è notata una grande empatia nei confronti di Sinner.
«Io sono amico di tutti e migliore amico di nessuno. I miei veri amici non sono i miei colleghi ma non perché mi stiano antipatici. I veri amici si costruiscono dall’infanzia, col tempo, vanno coltivati. Ai tornei crei il tuo nucleo, la tua squadra. È chiaro che con Sonego, Bolelli e Vavassori ho un rapporto più intimo: ci conosciamo da una vita. Ma se Vava si molla con la fidanzata non viene a raccontarlo a me… Nei momenti di crisi non ti rivolgi al collega ma all’amico. Stiamo parlando di amicizie di lavoro. E alla base di tutto deve esserci il rispetto, che spesso manca».
Tra poco saranno 29 anni: come si vede nel futuro?
«Spero di evolvermi ancora un pochino, rimanendo attaccato alla persona che sono. Non vorrei mai guardarmi allo specchio e chiedermi: oddio cosa sono diventato? Nel percorso che sto facendo, questa è la priorità. I risultati non contano granché se non sono accompagnati da una coerenza e da un benessere personale. Non che mi piaccia meno di prima competere e vincere però sono arrivato alla convinzione che stare bene sia la cosa più importante. La popolarità tende a cambiarti: credo di essermi ritrovato l’anno scorso. Sono e rimarrò un ragazzo che si impegna».