Al CorSera: «Gli ho scritto che è una grande ingiustizia. Mi ha risposto con l’emoji delle mani giunte. Il massimo dell’espansività di Jannik!»

Binaghi, presidente della Federtennis, contattato dal Corriere della Sera dice la sua sulla notizia che riguarda Jannik Sinner. Il numero uno al mondo del tennis ha trovato l’accordo con la Wada. «Jannik mi ha avvisato dell’accordo con la Wada. Così come mi aveva detto del caso Clostebol. Ne avevamo discusso, in questi mesi. Obiettivo raggiunto».
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Binaghi: «Sinner mi ha avvisato dell’accordo con la Wada»
«E poi ho avvertito sollievo, anche se rimane il senso di un’ingiustizia: già il calvario di sopportare questa situazione dall’anno scorso era una pena eccessiva per Jannik. Però così salva Roma, i tre Major, le Atp Finals e rimane in corsa per il Grande Slam. Pericolo scampato».
Tre mesi sembrano una buona mediazione tra uno e i sei proposti dalla Wada.
«Tre mesi di stop sono compatibili con una serena gestione della stagione. Non succede nulla di traumatico né di pregiudizievole al futuro, cioè. Anche il 2025 sarà un anno particolare. Pazienza: è il giusto handicap che il più forte di tutti concede al resto del mondo. Jannik regala tre Master 1000 ai suoi rivali…».
Chi è Jannik Sinner per lei? Core business e poi?
«Jannik è molto di più. È il coronamento del lavoro, delle idee e dei sacrifici fatti in vent’anni da questa Federazione per creare, prima ancora che campioni, ragazzi che potessero rappresentare un esempio. È il terminale di cinque lustri impostati sulla formazione dei tecnici, l’educazione dei ragazzi, la valorizzazione dell’istituzione pubblica che rappresento. Jannik è un punto d’arrivo».
Ricorda la prima volta che vi siete incontrati?
«Il primo punto Atp Sinner l’ha ottenuto in Tunisia, in doppio, giocando con mio figlio. Nel 2019, quando vinse Next Gen a Milano, entrai in spogliatoio per complimentarmi. Lo trovai nudo, intento a festeggiare con un linguaggio cameratesco, diciamo, un po’ colorito. Non mi riconobbe e passò i tre giorni successivi a scusarsi! Lui pensava di aver commesso un atto criminale, io ebbi la certezza di aver incontrato un tipo speciale».
Come l’ha visto cambiare nel corso della vicenda Clostebol?
«L’ho visto spegnersi, intristirsi. Ma vedrete, dai tre mesi di stop uscirà più maturo, più uomo e più forte di prima».
Ieri come l’ha trovato?
«Gli ho scritto: so che è una grande ingiustizia ma hai fatto benissimo ad accettare l’accordo con la Wada. Mi ha risposto con l’emoji delle mani giunte. Il massimo dell’espansività di Jannik!».
Presidente, ci dica una cosa su Sinner che non sappiamo.
«Un aneddoto. A 11 anni, quando ancora era indeciso tra sci e tennis, come tutti i migliori Under 12 d’Italia Jannik venne invitato dalla Federtennis ai centri estivi. Arriva a Serramazzoni, ma dopo pochi giorni chiama casa e chiede ai genitori di andarlo subito a prendere. Non mi fanno fare niente perché non parlo bene l’italiano, si lamenta. Poi tutto è stato risolto. Stavamo per commettere un omicidio tennistico! E sarebbe stato da ergastolo».