Il modello del Ministro per lo sport è l’Inghilterra, con il caso Eriksen. Ora l’ostacolo per l’ex Roma non è il defibrillatore, bensì è la patologia originaria che ha scatenato l’arresto cardiaco.

L’ultima volta che Edoardo Bove ha messo piede in campo è stato l’1 dicembre, nel match contro l’Inter dove ebbe un attacco cardiaco. Il centrocampista, che era passato in estate dalla Roma alla Fiorentina, non potrà più giocare in Italia per le leggi sul defibrillatore. Ma secondo quanto riportato da Il Messaggero, il Ministro per lo sport Abodi vorrebbe rivedere la riforma che aprirebbe uno spiraglio a un ritorno dell’ex Roma sui campi della Serie A.
Bove potrebbe tornare a giocare in Italia: Abodi incontra il presidente della Fmsi
Il quotidiano scrive nell’edizione odierna:
C’è già stato un contatto con il presidente della Fmsi (Federazione medico-sportiva italiana), Casasco, a breve ci sarà anche un incontro. Il riferimento di Abodi è chiaramente alla Premier, dove Eriksen è tornato a giocare dopo il grande spavento di Euro 2021. Tanti però non sanno che proprio dall’Inghilterra, dieci giorni fa, hanno chiamato la Fmsi per riprendere l’esempio italiano, più sicuro, con una media di un morto ogni milione contro quella di uno ogni 100mila nel mondo. Tuttavia, i protocolli scientifici possono essere superati da una legge che possa permettere a tutti di giocare assumendosi le proprie responsabilità, nel caso specifico. Per il governo è uno sgravio.
I medici vorrebbero soffermarsi sul problema di Bove; l’ostacolo al suo ritorno in campo non è legato ora al defibrillatore, ma alla patologia originaria che ha scatenato l’infarto. Lì bisogna scavare a fondo; il pacemaker, secondo il nostro codice, non impedisce l’idoneità, lo fa solo se rimane un rischio grave e serio precedentemente non riscontrato. Edo non potrà giocare in Italia se dagli esami emergeranno malformazioni genetiche che non erano state palesate in passato.