Al Corsera: «Scrivevo musica per Battisti, il caffè lo offrivo sempre io. Moratti a calcio aveva un mancino favoloso. Maradona un giorno disse…»
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Bruno Longhi – sì, il telecronista – offriva il caffè la mattina al bar a Lucio Battisti e nel 1970 partecipò a Canzonissima con “Azzurra”. “Little Tony ci mise la voce, io la musica, Mogol il testo. C’era una parte che non mi convinceva: “Chiama Lucio”, mi disse quest’ultimo. Da una parte io con la chitarra, dall’altra lui che mi consigliava quali accordi inserire”.
Abitava a 300 metri da Lucio Battisti.
«Con Mario Lavezzi e Sergio Poggi facevo parte della sua stessa casa discografica, la Numero 1. Avevamo un rapporto molto forte, per un anno abbiamo bevuto il caffè alla solita ora e al solito bar. Pagavo io, diciamo che Lucio era molto trattenuto nell’esposizione monetaria… Si incuriosiva alla mia vita. Una volta si chiuse con me in una stanza affinché gli raccontassi del militare che lui non aveva fatto».
Bruno Longhi – sì, sempre il telecronista – una volta disse a Gianna Nannini di cambiare mestiere: “Si era inserita nel nostro gruppo. Impazziva per Carole King, una cantautrice americana. Suonava bene, ma era squadrata. In poche parole, andava per i fatti suoi. Le dissi che forse non sarebbe stata quella la sua strada. Molti anni dopo ci siamo ritrovati in una radio privata e me lo ha rinfacciato bonariamente”.
Mogol si è innamorato del pallone grazie a lui.
«Alla Numero 1 parlavamo sempre di calcio. Lui si avvicinava ma poi si allontanava subito. Un giorno lo portai a San Siro a vedere Inter-atalanta di Coppa Italia. Non sapeva le regole, gli spiegai tutto».
Poi il padre gli dà l’ultimatum: “Basta con la musica” – racconta al Corriere della Sera, intervista di Simone Golia.
Maradona: “Nel 1996 riceve il Pallone d’oro alla carriera. La cerimonia si tiene all’ultimo piano del palazzo di France Football, a Parigi. In diretta con una radio argentina si lascia andare: “Sono qui con i più grandi giornalisti del mondo, Gianni Minà e Bruno Longhi”. Mi ha fatto volare sopra le nuvole”.
E Mazzola… “Ero nel suo ufficio. Dovevo intervistarlo, ma a un certo punto la segretaria lo chiama fuori. Sulla scrivania aveva lasciato un foglio su cui era scritta la formazione dell’anno seguente. C’erano Falcao e Giordano, evidentemente i primi obiettivi di mercato. Lui mi fece giurare di non dire nulla a nessuno, promettendomi che mi avrebbe ripagato. Quando prese Rummenigge, lo seppi prima di tutti”.
E Moratti. “Tutti i sabati pomeriggio organizzava delle partite nella sua villa a Imbersago. Pensavo che col pallone fra i piedi fosse scarso, invece aveva un mancino favoloso. Per questo non rimasi sorpreso quando si innamorò di Recoba”.