«Quando ero a Bergamo e avevo un giorno libero, la sera prima andavo a Milano, prendevo il treno notturno per Parigi, passeggiavo mezza giornata, talmente tanto da farmi venire le vesciche ai piedi»

La Gazzetta dello Sport intervista Maurizia Cacciatori, ex campionessa di pallavolo che ha conquistato il premio di miglior palleggiatrice del Mondo, nel 1998. Oggi fa la mamma e le piace. Ricorda la sua carriera, ma sopratutto le sue “malefattte”
Che cosa fa, oggi, Maurizia Cacciatori?
«La mamma di due figli adolescenti di 14 e 13 anni, ed è molto divertente. Inoltre, da più di 10anni lavoro con le aziende, come relatrice, faccio team building, anche all’estero: una cosa che amo molto, perché è un po’ come tornare in spogliatoio. Ogni volta sento l’adrenalina come prima delle partite».
Parliamo dei figli.
«Ines ha 13 anni e gioca a pallavolo.Quando le dicono che la sua mamma è famosa, io rispondo “Sì, famosa per i guai che combina”.Carlos ne ha 14 e ha spiazzato tutti, pure mio marito (Francesco Orsini, già nazionale di basket; ndr). Gioca a calcio. Quando gli han detto di fare il portiere, credevo avrebbe smesso, invece ha risposto: “Sono a disposizione del mister”. Aveva 7 anni. È simile a me, deciso e impulsivo. Da più di due anni è al Milan».
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Chissà come sarà orgoglioso nonno Franco Cacciatori, già portiere di Perugia, Pisa eAscoli (da non confondere con l’omo-nimo Massimo, ex Lazio)…
«Molto. Gli racconta, gli parla. E lui lo ascolta come io ascoltavo i miei genitori: zero. In casa invece tendiamo a parlare poco delle partite, delle vittorie. Sia io sia mio marito sappiamo che nello sport si vive di alti e bassi. E non bisogna mettersi sotto pressione parlandone tanto».
In trasferta lei non sopportava stare in hotel…
«Dovevo sempre vedere qualcosa.Uscivo, a volte di nascosto. A Tokyo presi la metro, per un po’ mi persi: panico…Ma nessuno mi scoprì. Non ho mai voluto vedere solo palestre. Dobbiamo sapere dove siamo. Vivere passivamente quelle possibilità sarebbe stato un delitto. Come quando andavo a Parigi di notte…».
Cioè?
«L’ho fatto diverse volte. Quando ero a Bergamo e avevo un giorno libero, la sera prima andavo a Milano, prendevo il treno notturno per Parigi, passeggiavo mezza giornata, talmente tanto da farmi venire le vesciche ai piedi. E al pomeriggio tornavo. Ma anche da altre città ho fatto pazzie simili. Gli allenatori credevano che mi riposassi…».
Altremalefatte andate in prescrizione?
«In nazionale. Una compagna famosa, non dirò mai chi, aveva una situazione sentimentale complicata. Doveva chiarirsi col fidanzato. Ma eravamo in un ritiro infinito. Ho organizzato e coperto la sua fuga dall’hotel. E le ho aperto una porta secondaria, di notte, per farla rientrare. Non è mai stata scoperta».