“Giuliano è fortissimo. Ma i due non si siedono vicini nemmeno quando vanno a vedere giocare Gianluca il figlio di mezzo del Cholo”

Che vitaccia che fa Simeone per non essere accusato di nepotismo: con Giuliano manco si salutano, quasi (El Paìs)
“Nessun genitore sensato manderebbe il proprio figlio al muro, a una crudele esibizione, a causa della mancanza di talento naturale” scrive El Paìs. “Non lo farebbe il padre di Aureliano Buendía, tanto meno Diego Pablo Simeone. Ma non sempre le cose vanno così”. Il quotidiano spagnolo parla dei Simeone, padre e figlio (no, non Giovanni, l’altro: Giuliano). Giuliano Simeone è “un attaccante deciso e altruista. Un atleta senza sospetti”.
“All’inizio non dev’essere stato facile scendere in campo e dimostrare a ogni azione di avere un posto nella squadra di tuo padre, un idolo del club. All’inizio di ogni ballo si sentiva un mormorio, come disse Jordi Cruyff parlando dei suoi primi passi al Barcellona con Johan, padre di una nuova generazione di tifosi del Barcellona. Ma all’improvviso ecco che arriva tuo figlio, di cui nessuno dubita, ma che, come negarlo, ha avuto la sua grande opportunità perché è anche tuo figlio. Che pasticcio!”
Il Cholo “lo menziona raramente nelle conferenze stampa, non ci sono foto in cui chiacchierano da soli. Ha dovuto anche contenersi al primo gol del ragazzo in Champions League contro il Salisburgo, che lo ha liberato finalmente dal peso di quegli sguardi, di quei mormorii. I due arrivano separatamente all’allenamento e se ne vanno senza alcun tipo di espressione come “ti aspetto” o “ci vediamo a casa”, anche se pranzano in famiglia”.
La “dura” vita del Cholo Simeone
“Non si radunano nemmeno sugli spalti del Cerro del Espino quando vanno a vedere le partite del Rayo Majadahonda, la squadra in cui gioca Gianluca, il figlio di mezzo del Cholo. Si siedono separatamente per non creare un’immagine di famiglia in pubblico”.
Ma qui “il nepotismo naufraga. Alla base del suo fascino religioso c’è qualcosa. L’idea dell’eredità creativa, secondo cui le qualità del padre potevano essere trasmesse senza richiedere ulteriori credenziali. Come se il talento potesse viaggiare tra i globuli rossi e quelli bianchi come un clandestino. Come se fosse possibile per magia alla natura clonare la mappa genetica del genio”. Pensa i poveri Thiago Messi o Romeo Beckham, per non rimestare nella carriera del più figlio di tutti: Maradona junior.
Ma no: non è proprio il caso di Giuliano Simeone.