Scrive David Walsh il giornalista che scoperchiò il caso Armstrong: “Una sentenza troppo perfetta per essere credibile, sta bene a tutti. Nel doping non dovrebbe essere così”
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Sul Times di Sinner scrive David Walsh il giornalista che ha aperto la strada alla denuncia del doping sistematico diffuso nel ciclismo, in particolare nell’US Postal Team e nel suo leader Lance Armstrong. All’estero la vicenda Sinner è trattata in modo decisamente diverso rispetto all’untuosità e alla partigianeria dei giornali italiani. Sul Times Walsh comincia ricordano l’intervista di novembre scorso di Esquire Uk a Jannik.
“Lo scorso aprile il suo manager, Alex Vittur, lo ha chiamato.
«Jannik, sei positivo».
«E io dico, ‘Sì Alex, sono sempre positivo’».
«No, sei positivo al doping».
«Ho avuto un momento di totale vuoto. Non sapevo cosa dire. Non usciva niente da me. Ho subito cercato di capire come fosse potuto succedere, perché non avevo fatto assolutamente nulla. Non volevo nemmeno crederci. Mi sentivo perso. Ancora adesso, non lo capisco».
Questa intervista su Esquire Uk è stata realizzata a novembre dell’anno scorso. A quel punto erano trascorsi sette mesi e un’indagine approfondita sui dettagli del suo caso“.
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L’accordo tra Sinner e Wada “è troppo bello per essere del tutto credibile”.
Clostebol e Sinner
Il clostebol è il colpevole di tutto. E Walsh scrive:
L’integratore “è stato di gran moda nel paese d’origine di Sinner. Tra il 2019 e il 2023, 38 atleti italiani sono risultati positivi al farmaco, nonostante non sia ampiamente prodotto in forma orale o iniettabile. Il clostebol è più comunemente disponibile in spray”.
Tra ironia tagliente e battute pungenti, Walsh descrive cosa è successo in questi mesi:
“Il suo team legale è stato ispirato. Conoscevano il processo antidoping e i modi in cui poteva essere aggirato. La maggior parte degli atleti che risultano positivi al test vengono sospesi provvisoriamente in attesa della risoluzione dei loro casi. Chissà quanti avvocati hanno lavorato per conto di Sinner quel giorno, ma alla chiusura degli uffici le autorità erano state convinte a non sospendere il numero 1 del mondo“.
Parla della pomata incriminata. “Sebbene il trofodermin sia usato principalmente per trattare tagli e abrasioni, contiene lo steroide vietato clostebol e riporta un’evidente avvertenza antidoping sulla confezione. C’è anche la convinzione che se il trofodermin viene usato come olio per massaggi, potrebbe accelerare la guarigione“.
Il Times ripercorre la vicenda e ricorda la versione di Sinner, le contraddizioni all’interno del suo staff (tra Ferrara, laureato in farmacologia, e il massaggiatore Naldi). Ferrara disse di aver avvertito Naldi che lo spray conteneva una sostanza vietata e che avrebbe dovuto fare attenzione quando massaggiava il giocatore. Naldi non ricordava di esserselo sentito dire.
Il Times scrive che Sinner ha avuto una (sua) spiegazione per ogni momento della vicenda.
Poi la Wada ha fatto ricorso. La loro argomentazione “non era che Sinner avesse consapevolmente imbrogliato, ma che meritasse di essere sanzionato per aver avuto una sostanza proibita nel suo corpo”.
Scrive Il Times dopo l’accordo:
una storia che è stata sempre troppo perfetta per essere del tutto credibile si è conclusa con la sospensione più impeccabile possibile, un punto ben fatto.
Walsh cita l’intervista dell’ex tennista Tim Henman a Sky Sports sabato.
«Non penso che Sinner in alcun modo abbia cercato di barare. Tuttavia, quando ho letto quest’accordo, mi è sembrato un po’ troppo conveniente. Sinner ha appena vinto l’Australian Open, salterà tre mesi e sarà pronto a giocare al Roland Garros, il tempismo non sarebbe potuto essere migliore per Sinner, ma penso che lasci un sapore piuttosto amaro per questo sport. Quando hai a che fare con la droga nello sport, deve essere o bianco o nero, è binario, o positivo o negativo, era vietato o non era vietato. Quando inizi a leggere parole come “accordo”, sembra che ci sia stata una trattativa, e non penso che si faccia bene al tennis, ai tennisti e agli appassionati di questo sport».
“Forse Sinner non stava cercando di imbrogliare, ma sono più certo che quando si tratta di doping i giocatori di tennis vengano trattati allo stesso modo“.