Sul centro sportivo ha ricordato il business plan di Benitez. Si parla sempre dei suoi addii, non di quello che lascia. L’Inter teme lui, non il Napoli
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Conte a Napoli è di passaggio, è fisiologico. Ma godiamocelo tutto fino quando ci sarà
Non è certo un caso se Paolo Sorrentino per il suo film su Napoli “Parthenope” ha scelto come canzone portante “Era già tutto previsto” di Riccardo Cocciante. Napoli può addormentarti o ferirti a morte, per citare La Capria. Di certo non ti sorprende. Le dinamiche di tante situazioni sono chiare con anni di anticipo. Vale anche per le sorti del Calcio Napoli. I tifosi hanno una certa dimestichezza nel decrittare i rapporti tra gli allenatori e De Laurentiis. Allenatori quasi tutti di primissimo piano. Alcuni di portata superiore al Napoli. Per dirla in breve, tecnici che non ci saremmo potuti permettere se non per un breve periodo di tempo. È fisiologico, non c’è nulla di male. È un miracolo che si ripete. Antonio Conte appartiene a questa categoria. Ha un contratto di tre anni. Lo sappiamo. Ma sappiamo anche, per esperienza, che dalle nostre parti quando un allenatore arriva a parlare di centro sportivo, vuol dire che le cose non si mettono bene. È malacqua, per fare un’altra citazione letteraria.
Il primo fu Rafa Benitez. Quando si arrivò alla rottura, cominciò a parlare di business plan. Di sviluppo e crescita della società. Oggi Conte – visibilmente nervoso soprattutto all’inizio della conferenza – ha detto che è qui per aiutare il club a crescere. Ha citato la frase degli All Blacks: «lascia la maglia che hai trovato, lasciala migliore di quando sei arrivato».
«Il mio obiettivo principale è quello, il Napoli deve crescere se vogliamo essere competitivi per il resto dell’anno. Il Napoli deve crescere in toto: serve un centro sportivo che crei senso d’appartenenza, serve far crescere il settore giovanile, non ci serve un giocatore. Non farò mai polemiche da questo punto di vista. (…) Devo aiutare e supportare il direttore sportivo che è giovane, ma bravo, ha bisogno di fare quel percorso. Sono qui per supportare la famiglia De Laurentiis, sono qui perché ho esperienza di un’esperienza a Napoli, dare la mia visione, questo è il mio obiettivo, le altre sono tutte cazzate, che sono incazzato per quello o quell’altro, io non sono arrabbiato ma felice per ciò che sto sviluppando con i ragazzi e qui vengo contento perché i ragazzi mi daranno l’anima. (…) Non competi solo con i giocatori di 50-60-70, mercato da 150 milioni, vendendo 75, quello è fumo negli occhi, l’essenza è il lavoro, programmazione». Alla domanda se il club sta ascoltando i suoi consigli e le sue idee sul percorso di crescita, sostanzialmente non ha risposto».
L’Inter non teme il Napoli, teme Conte
I contiani ortodossi sostengono che sia già cominciata la fase due di Antonio nei club. Quella non diciamo dell’insofferenza ma di qualche mal di pancia. Non lo sappiamo. Lui lo ha negato. Quel che sappiamo, quel che abbiamo ben chiaro è che uno come Conte a Napoli può essere solo di passaggio. La vera impresa è averlo portato qui. È vero che tutti i club sono cresciuti. È verissimo. ha ragione da vendere. Gli interisti continuano a parlare malissimo di lui, si ostinano a ripetere che non ha contribuito alla crescita del club, che Inzaghi ha fatto decisamente meglio, persino che la crescita era cominciata con Spalletti. Allora non si capisce perché lo temano così tanto. Perché una cosa è chiara: l’Inter e l’interismo non temono il Napoli, temono Conte. Con qualsiasi altro allenatore, non avrebbero paura. Del resto sono talmente più forti che solo un condizionamento psicologico potrebbe condurre all’impresa straordinaria di far perdere loro uno scudetto già vinto.
Per l’ambiente Napoli è diverso. L’ambiente Napoli può e deve vivere Conte in maniera decisamente diversa. È stato un dono inaspettato. Ha rimesso in sesto una barca in piena deriva. E tutte le cose che sappiamo. È inutile stare qui a sottolineare i suoi meriti per questo primo posto dopo 23 partite. Deve interessarci relativamente se resterà qua un anno, due o addirittura tre. Conte è fuori dalla nostra portata. Ogni giorno in più, è guadagnato. Come ha detto lui in conferenza, lasciateci godere il viaggio. E ricordiamo che i club e le squadre che lui lascia, continuano a vivere di rendita di lusso dopo il suo lavoro. Grazie ai tecnici che poi sono arrivati (soprattutto nel caso di Allegri alla Juventus) ma anche soprattutto grazie al suo lavoro. È inutile strapparsi i capelli per una fine che è già nota. Quando arriverà, arriverà. Mai come in questo caso sarà stato decisamente meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati.