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È necessario conoscere l’inglese per stare in Premier? Calafiori si affida a Netflix (The Athletic)

Le lezioni iniziano con la terminologia calcistica, i soprannomi dei compagni e le indicazioni del manager. Pochettino ha invece imparato con le canzoni di Adele.

È necessario conoscere l’inglese per stare in Premier? Calafiori si affida a Netflix (The Athletic)
Arsenal's Italian defender #33 Riccardo Calafiori reacts during the pre-season friendly football match for the Emirates Cup final between Arsenal and and Lyon, at the Emirates Stadium in London on August 11, 2024. (Photo by BENJAMIN CREMEL / AFP)

Diversi giocatori sono arrivati in Premier League in questa sessione di mercato invernale; ma alcuni di essi non sanno ancora come comunicare con i propri allenatori, non conoscendo la lingua inglese.

Guardiola ha raccontato che l’uzbeko Khusanov non parla inglese, così come l’afro-francese Dango Ouattara del Bournemouth.

E proprio il club allenato da Iraola pare si sia affidato a Mathieu Baudry, ex calciatore del Bourmemouth di madrelingua francese, in veste di “traduttore”. «Viene dall’Africa, lì i sistemi accademici sono diversi, imparano la loro lingua locale e poi il francese; non tutti studiano l’inglese a scuola. E’ come se un inglese andasse domani in Cina e dovesse parlar cinese».

Come approcciano allenatori e giocatori all’inglese quando arrivano in Premier

Come raccontato da The Athletic:

Le lezioni di lingua iniziano con la terminologia calcistica, i soprannomi dei compagni di squadra e le indicazioni del manager. Andare al supermercato e imparare frutta e verdura viene dopo. Una delle insegnanti più celebri in Premier, Claudia Madeley, da 15 anni lavora con calciatori e allenatori. Riccardo Calafiori, attuale giocatore dell’Arsenal, ha avuto un vantaggio: è arrivato già con un impressionante livello di inglese da autodidatta; aveva imparato a Pittsburgh mentre si sottoponeva a un intervento chirurgico al ginocchio da adolescente e il resto è dovuto ai film e serie che guarda su Netflix. Ma parlare la lingua del Paese in cui si gioca non è sempre necessario: Tevez ha avuto una carriera di successo in Premier League, nonostante abbia mostrato zero interesse di imparare l’inglese.

Alcuni giocatori sono invece molto motivati. Bruno Guimaraes ha detto dal giorno in cui è arrivato a Newcastle che il suo obiettivo era quello di parlare un inglese fluente, leggendo “Il Codice Da Vinci”. Il Dibu Martinez ha confidato che il suo ex tecnico Wenger gli dava 20.000 sterline se superava il test di inglese, e questo lo ha incentivato a imparare. Alcuni insegnanti usano anche metodi più creativi per coinvolgere i giocatori. La Madeley, ad esempio, usa spesso le interviste come parte delle sue lezioni; con Pochettino ha utilizzato invece le canzoni di Adele, e ora è ct degli Stati Uniti. 

Tra i migliori poliglotti passati per l’Inghilterra, ci sono Romelu Lukaku e Henrikh Mkhitaryan, ora rispettivamente al Napoli e all’Inter:

Parlano entrambi otto lingue, sono i migliori della classe calcistica.

Continua The Athletic:

Alcuni club della Premier League hanno stabiliscono che un giocatore deve raggiungere un certo livello (ad esempio, in grado di dare un’intervista post-partita) prima di interrompere le lezioni. Tutto questo è una sfida, ovviamente, ma è anche una fantastica opportunità.

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