Per Naldi e Ferrara nessun procedimento in Italia perché mancherebbe l’elemento dell’intenzionalità

Il Corriere della Sera torna sulla squalifica di Jannik Sinner dopo l’accordo con la Wada a seguito del caso Clostebol. La Wada, l’agenzia mondiale antidoping, ha contattato il quotidiano per spiegare, ancora, l’accordo con il numero uno del tennis mondiale.
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Clostebol, Sinner paga per tutti
Si legge sul Corriere della Sera che il portavoce della Wada ha contattato il quotidiano. E rivela che “la Wada abbia avvicinato i legali di Sinner in due occasioni. A fine gennaio, e lì gli avvocati hanno chiesto di poter completare la memoria difensiva, poi di nuovo ai primi di febbraio, quando è partita la mediazione per l’agreement firmato venerdì 14. «La Wada si è resa conto che 12 mesi non sarebbero stati appropriati per un caso così particolare, derivato da circostanze molto specifiche (il riferimento è alla sostanza e alla quantità minima trovata nelle urine del tennista, ndr). È per casi come quello di Sinner che l’articolo 10.8.2 del codice Wada è stato introdotto nel 2021». Il patteggiamento soddisfa entrambe le parti, secondo Fitzgerald: «Noi vediamo riaffermato il principio della responsabilità dell’atleta verso i membri del team, e l’atleta non riceve una sanzione indebitamente dura»“.
E Naldi e Ferrara…
Sinner ha faticato ad accettare l’accordo, ma ha ascoltato i consigli dei suoi legali. Inoltre “è stato l’ex preparatore Umberto Ferrara ad aver portato negli Usa la sostanza vietata riponendola nel bagno della sua camera nella villa condivisa di Indian Wells, e l’ex fisioterapista Giacomo Naldi l’ha utilizzata senza le precauzioni richieste“. Ed è su questo punto che molti si interrogano. Perché Sinner punito e i diretti responsabili no. Se l’è chiesto anche Djokovic. La spiegazione è piuttosto traballante.
“Fitzgerald riferisce che le eventuali responsabilità di Naldi e Ferrara «sono di competenza dell’Itia o di Nado Italia», la nostra Agenzia antidoping. Al Corriere risulta che Nado abbia valutato la posizione di Ferrara e Naldi: non è stato aperto un procedimento perché, sulla base delle motivazioni del proscioglimento Itia, mancherebbe l’elemento dell’intenzionalità“.
“Ferrara, laureato in Tecniche Farmaceutiche, davanti al tribunale Itia ha dichiarato di aver avvertito Naldi dei potenziali rischi dell’uso dello spray negli spazi della casa frequentati da Sinner, avvertimento che Naldi ha affermato di non ricordare. Senza convocarli, Nado ha ritenuto che il possesso di Clostebol avesse quindi una «valida motivazione» prevista dall’art. 2.6.2, senza intenzionalità di somministrazione“.
“Sinner paga il conto per tutti, insomma. «Il caso dimostra che il sistema funziona bene» esulta Fitzgerald. Ci permettiamo di dubitarne“, conclude il quotidiano.