Lo racconta la Süddeutsche. Avviate le pratiche in Vaticano, solo che bisogna dimostrare che l’ex calciatore scozzese abbia fatto almeno un miracolo…
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A Glasgow, lato Celtic, la fede è fede. Tifo e cattolicesimo, in un nome solo Tommy Burns. Vogliono farlo santo. Lo racconta bene alla Süddeutsche Zeitung tal McLaughlin, 45 anni, un funzionario pubblico britannico, tifoso del Celtic e cattolico. E’ lui che coordina un gruppo che vuole ottenere la canonizzazione dell’ex calciatore. Le spese per la pratica possono arrivare a centinaia di migliaia di dollari. Ma se davvero venisse elevato all’onore dell’altare, Burns diventerebbe il secondo santo scozzese dalla Riforma – “e, per quanto ne so, il primo calciatore al mondo“, dice McLaughlin.
Il figlio di Tommy Burns, Jonathan, che ora allena le squadre di calcio giovanili dei Boston Bolts negli Stati Uniti, dice di aver “avuto una sorta di sindrome dell’impostore per procura” quando ha sentito parlare dell’iniziativa. “So che mio padre sarebbe profondamente onorato e incredibilmente grato. E probabilmente sotto shock.”
L’idea originale, dice McLaughlin, risale a un sacerdote di Glasgow di nome Robert Farrell, che apparteneva all’Opus Dei, che conobbe e apprezzò Burns e poco dopo la sua morte affermò che Burns soddisfaceva una condizione fondamentale per la canonizzazione: era morto con una reputazione di santità. E questo, ha detto Farrell, doveva essere indagato secondo le regole della chiesa.
Dopo la sua morte nel maggio 2008, 30.000 persone erano nelle strade di Glasgow. Poco più di un anno fa, si sono rivolti al vescovo di Paisley, una diocesi vicina a Glasgow, il quale ha dato loro alcuni consigli per aiutarli a raccogliere argomenti a favore di Burns. Da allora abbiamo parlato con i parenti, raccolto testimonianze e raccolto documenti. Ciò di cui c’è bisogno ora è la prova che Burns abbia compiuto veri e propri miracoli. E solo Dio sa quanto sia difficile. Burns non seguì la via più breve per raggiungere la canonizzazione: il martirio, scrive la Sz.
Tommy Burns fece il suo debutto da professionista nel 1975. Ha giocato 352 volte per il Celtic, vincendo sei campionati e cinque Coppe di Scozia, prima di salutare la squadra in un’amichevole contro l’Ajax Amsterdam il 6 dicembre 1989, e concludere la sua carriera al Kilmarnock FC, prima di diventare allenatore. Ha lavorato anche per la federazione scozzese, anche come assistente dell’ex allenatore della nazionale Berti Vogts.
Burns pare abbia vissuto una vita da santo. Era devoto alla Vergine Maria (“c’era sempre una statua della Madonna accanto al suo letto”, racconta il figlio), e faceva delle deviazioni sulla via del ritorno dall’allenamento per rallegrare i bambini malati in ospedale. Cose del genere. La mattina della sua morte, mandò dei fiori alla sorella del giocatore professionista del Celtic Scott Brown: anche lei stava morendo. Chissà chi altro ha aiutato. “Crediamo che la sua vita sia stata così esemplare che la gente dovrebbe conoscerla”, afferma McLaughlin.
Non abbiamo nulla che possa costituire la prova di un miracolo nel senso di Roma in questa fase”, afferma. Ma c’è “il caso di una suora di Glasgow che ha riferito dell’intercessione celeste di Burns e di un’apparizione, ed è stata guarita da una malattia”, afferma. “Siamo certi che incontreremo altre storie come questa.”