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Il Napoli di De Laurentiis ha un progetto oltre agli ingaggi di grandi allenatori (poi abbandonati)?

Conte va a un’altra velocità rispetto al Napoli. Il problema rimane “l’odore societario”: concetto ben spiegato dal libro “Il pallone non entra mai per caso”, scritto da Soriano plenipotenziario del City.

Il Napoli di De Laurentiis ha un progetto oltre agli ingaggi di grandi allenatori (poi abbandonati)?
Db Madrid (Spagna) 23/10/2013 - Champions League / Real Madrid-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Carlo Ancelotti-Antonio Conte

Il Napoli di De Laurentiis ha un progetto oltre agli ingaggi di grandi allenatori (poi abbandonati)?

Il tweet a margine del match contro il Como è la bandierina sul ventiquattresimo stato in una partita a Risiko! Game, set and match. È l’ultimo chiodo sulla bara di un Napoli che sembra davvero non averne più, mentalmente per lo più. Dovesse malauguratamente continuare questo trend, il Napoli rischia di uscire fuori anche dalle prime quattro, la Lazio dista solo nove punti. Del resto la stagione passata non sembra aver insegnato nulla a nessuno. In molti ritenevano erroneamente che si sarebbe arrivati in Champions per diritto divino, e invece si è stati spettatori di una stagione di delirium tremens. Chi ha rimesso insieme i cocci di quel disastro sembra già essere passato di moda.

De Laurentiis (suo malgrado?) è tornato al centro del villaggio, nonostante un’assenza mediatica prolungata, fatta eccezione per gli ennesimi affannosi sopralluoghi alla ricerca di una dimora, sebbene non ne abbia avuto voglia in ventuno anni di presidenza. Al centro del dibattito c’era già da fine gennaio, quando di fatto, scelte scellerate nelle stagioni passate hanno presentato un conto salatissimo cui non è stato possibile rimediare nonostante l’ingaggio di Conte. Perché si può avere tutta la leadership del mondo, ma se le indicazioni societarie sono sostanzialmente di sazietà da piazzamento, difficilmente dei dipendenti andranno oltre i loro limiti. Conte su questo non può davvero nulla. Invero stesso il tecnico sembra essere stato egli stesso tramortito (o tradito?) dalla società. Le conferenze stampa sono gli unici momenti in cui il malcontento del tecnico può essere misurato. E dalla cessione di Kvara in avanti, sembra davvero che si siano “rotte le giarretelle” come dicono a Pergine Valsugana. Dovesse rimanere o andare sarebbe come avere uno yacht a Cortina. Che senso ha tenerlo se gli si impoverisce la rosa? Che senso ha tenerlo se il resto della società va a due cilindri?

L’inerzia societaria ha depotenziato la forza di Antonio Conte. Questo è un assunto dal quale partire per spiegarsi il calo di febbraio. Il tecnico va molto più veloce di Manna e del Napoli. Questo è fuori dubbio. Il Napoli non avrebbe avuto questo rendimento se la parte tecnica avesse avuto la stessa reattività della parte societaria. L’irrituale conferenza stampa di fine mercato tenuta dal direttore sportivo (ribattezzato Nanna tra gli addetti ai lavori) è stata molto somigliante alla conferenza stampa della pasta e fagioli del presidente lo scorso anno. Quando con i foglietti cavati dalla tasca, De Laurentiis, nonostante la facondia, non riusciva a giustificare scelte tutto sommato disastrose sia in ambito di ingaggio dell’allenatore che dei calciatori dei quali nemmeno conosceva il ruolo. Ma il calcio non è mai stata una materia edibile per De Laurentiis. “Es tu culpa” il poco rispetto per le liturgie di questo sport. Certo tante battaglie sono state sacrosante, ma picconare costantemente il sistema calcio fa nascere trattative come quella di Comuzzo: al Napoli chiedono la luna ed oltre, alla Juve magari arriverà per otto milioni di euro più Montezine, Pavon ed Esteban Lopez.

Conte doveva essere l’argine tra la speranza di ottenere crescita e vittorie avverso l’entusiasmo di scelte come Garcia per il passato o Italiano per il futuro. Ma il problema rimane “l’odore societario”. “Il pallone non entra mai per caso”, è il titolo del libro del plenipotenziario del City Ferran Soriano. Ed è un assioma assolutamente esemplificativo circa l’andamento degli ultimi tre anni di con un monte ingaggi provato dalla chetosi chiavelliana. Il Napoli, nonostante lo scudetto, è stato tecnicamente spogliato tecnicamente negli ultimi tre anni. I gol gemmano dalle scelte societarie, ma sono i calciatori (bravi) che li fanno sbocciare. L’inerzia societaria è sempre più al ribasso, non ha più la spinta della vitalità. Punta soltanto a vivacchiare in attesa di chissà che cosa. Non ha più un progetto e punta sugli allenatori. Sono ormai sette anni che il Napoli ingaggia grandi allenatori (Gattuso e Garcia esclusi ça va sans dire), segno evidente che si cerca di affidare ad altri il compito di portare il Napoli sempre più avanti. Ma alla fine la domanda è sempre la stessa: c’è un business plan? Inevasa questa domanda, gli interrogativi sul futuro di Conte sono assolutamente irrilevanti.

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