Il racconto del capo ultras nerazzurro sull’arrivo di Bellocco: «Antonio me l’ha sempre detto che per loro era un prestigio comandare, in termini criminali, una Curva».
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Andrea Beretta, uno dei “pentiti” tra gli ultras di Inter e Milan dopo l’inchiesta dello scorso settembre, ha spiegato la decisione dei capi della tifoseria nerazzurra di coinvolgere Antonio Bellocco, uomo della ‘ndrangheta calabrese, ucciso dallo stesso Beretta.
Ultras, Beretta: «Abbiamo coinvolto la ‘ndrangheta per fermare i neonazisti di Hammerskin»
Nel verbale del 21 gennaio, ha ricostruito il rapporto tra i due.
Di seguito, le sue dichiarazioni riportate da Il Giorno e citate da Calcio e Finanza:
«Lo abbiamo fatto per mantenere il controllo dello stadio, per difendere la Curva Nord dall’invasione dei neofascisti di Hammerskin (gruppo neonazista formatosi in Texas alla fine degli anni ’80). Gli Hammer dopo la morte di Boiocchi si presentano a casa di Debora e le prendono la cassa della Curva».
Così, Beretta e Marco Ferdico si presentano a casa del leader degli Hammer, Domenico Bosa, portandosi dietro un tale Salvatore, appartenente a una grossa famiglia calabrese, per fare pressioni:
«Ma quando arriviamo sopra vediamo che non aveva la stoffa di quella roba lì. Entriamo in casa, lì parlo io, “ma come cazzo state che avete preso la cassa alla Debora della Curva?”. Loro: “siamo noi i naturali successori perché Vittorio ci aveva detto che dovevamo essere noi gli eredi a portare avanti”».
A quel punto, Beretta confida a Ferdico:
«Gli dico: guarda che qua finirà che ci andremo ad ammazzare di botte con gli Hammer, prepara tutti i nostri ragazzi di stare pronti che magari durante una partita andiamo a scontrarci con questi qua».
Qui Ferdico propone di contattare Bellocco, che li avrebbe aiutati a risolvere la situazione, e tornano da Bosa:
«Lui mi dice, “adesso quando andremo a casa di questo qua tu devi dire che ci conosciamo da tanto tempo”. Io gli ho descritto che Bosa era il capo di questa frangia politica che erano gli Hammerskin, che era ai domiciliari per robe di estorsione, che aveva fatto la galera. Tiro un pugno a Bosa, mi arrabbio con gli Hammer, l’odio che c’ho io è sempre nei confronti loro, perché nelle mie problematiche maggiori ci sono sempre stati loro».
Alla fine gli Hammer fanno un passo indietro con la presenza di Bellocco. A quest’ultimo era stato promesso l’ingresso nel direttivo della Curva da Ferdico:
«Antonio me l’ha sempre detto che per loro era una roba di prestigio che avessero le mani dentro la Curva Nord, in termini criminali. Le referenze all’interno del contesto delle Curve, è un po’ una roba che fa gola a queste associazioni criminali».
Iniziano poi a nascere le prime discussioni tra gli ultras, con Bellocco e i suoi che non si fidano della gestione della cassa da parte di Beretta:
«Io non avevo niente da nascondere, ma questa è gente che non ha mai lavorato, non sa cosa vuol dire lavorare».
Beretta capisce che vogliono farlo fuori e il 4 settembre è proprio lui ad uccidere Bellocco.