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Kvaratskhelia, con l’articolo 17 (e la sentenza Diarra) il Napoli rischiava perché Khvicha guadagnava poco

È dura chiamarlo ricatto. O il calcio è business sempre, o non lo è mai. L’indennizzo Fifa (in caso di scontro legale) è commisurato all’ingaggio dei calciatori

Kvaratskhelia, con l’articolo 17 (e la sentenza Diarra) il Napoli rischiava perché Khvicha guadagnava poco
Mg Dortmund (Germania) 18/06/2024 - Euro 2024 / Turchia-Georgia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Khvicha Kvaratskhelia

Kvaratskhelia, l’articolo 17 (e la sentenza Diarra) erano pericolosi perché il Napoli lo pagava poco

I lettori del Roma e i seguaci di Enrico Fedele sapevano da settimane di Kvaratskhelia e del pericolo dell’articolo 17 e della sentenza Diarra. Ma con qualche particolare in più. Lo scorso 16 Fedele (ricordiamo, ex dirigente del Parma di Tanzi) rilasciò un’intervista al quotidiano Il Roma così titolata: “Il Napoli deve dire grazie a Kvara”. E spiegò:

«Più che tradimento userei la parola generosità. Proprio così. Non si possono trarre conclusioni senza conoscere i fatti e soprattutto i regolamenti sportivi. Questo ragazzo si è dimostrato un signore fino alla fine evitando un dispetto a De Laurentiis. Avrebbe potuto aspettare altri quattro mesi e liberarsi senza problemi grazie all’articolo 17 che viene spiegato bene dall’avvocato Raffaele Rigitano. Dunque, eviterei di offenderlo perché non è il caso. Va detto che la situazione è stata gestita male. Si è arrivati ad un punto di non ritorno perché le tempistiche sono state sbagliate». 

L’avvocato Rigitano spiegò come sta cambiando il calcio con la sentenza Diarra e relativamente all’articolo 17 illustrò un passaggio che è volutamente rimasto avvolto nelle nebbie. Kvara si sarebbe in teoria potuto appellare all’articolo 17 ma, soprattutto, il Napoli avrebbe rischiato perché l’indennizzo della Fifa è commisurato allo stipendio del calciatore.

«L’articolo 17 prevede la possibilità per ogni calciatore di risolvere unilateralmente il contratto decorsi 2 anni dalla firma, se al momento della sottoscrizione il calciatore aveva più di 28 anni, e di 3 anni se l’età era inferiore ai 28 anni. Nel caso di Kvara il
ragazzo, alla firma, aveva 21 anni per cui alla fine della presente stagione il si sarebbe potuto appellare alla normativa indicata. Il Napoli avrebbe potuto, secondo la normativa, per ora sospesa, chiedere un indennizzo che la Fifa avrebbe valutato sulla base
dell’ingaggio del calciatore e degli anni rimanenti alla fine del contratto».

Eccoci al punto. “indennizzo valutato sulla base dell’ingaggio del calciatore”. Il nodo è questo. Il Napoli sottopagava (calcisticamente s’intende) Kvaratskhelia rispetto al sua valore. Sì, il Napoli ha rincorso Kvara per il rinnovo ma lo ha fatto tardi. Dopo lo scudetto, ha continuato a tenere il georgiano a uno stipendio calcisticamente ridicolo, soprattutto considerando i 10 milioni retroattivi versati a Osimhen in vista di una cessione futura che poi non è avvenuta.

Gli errori si pagano. I ragionamenti da tifoso contano zero. O il calcio è sempre un’industria o non lo è mai. O i club sono sempre aziende o non lo sono mai. La maglia, i colori, l’attaccamento, è fuffa. “So’ pampuglie” avrebbe detto Armando De Rosa (mitico assessore regionale della Dc anni 90). Siamo un po’ distanti dal quasi ricatto. Il calcio è business. Poi, col senno di poi, il Napoli può dire di aver goduto a prezzi stracciati dei servizi di un signor calciatore. La conseguenza è che il calciatore si è logicamente incattivito ed è andato via dopo due anni e mezzo. Se fosse finita in Tribunale, il Napoli avrebbe rischiato (a maggior ragione dopo la sentenza Diarra). Ha invece incassato 75 milioni. I ricatti sono decisamente un’altra cosa.

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