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La bugia di Di Natale: «Il Napoli non mi volle, qualche trasferta l’ho evitata per non far dispiacere i miei fratelli»

Al CorSport: «All’Udinese dissi: rimango a vita, se volete che vada alla Juve, mi dovete cacciare. Conte sta facendo un capolavoro col Napoli».

La bugia di Di Natale: «Il Napoli non mi volle, qualche trasferta l’ho evitata per non far dispiacere i miei fratelli»
Carrara 05/09/2021 - campionato di calcio serie Lega Pro / Carrarese-Pescara / foto Image Sport nella foto: Antonio Di Natale

L’ex calciatore dell’Udinese Antonio (Totò) Di Natale si racconta al Corriere dello Sport alla vigilia del match tra la sua ex squadra e il Napoli, sua città di nascita. E dice una bugia: «Il Napoli non mi ha mai voluto». In realtà, come tutti sanno, rifiutò il trasferimento proprio l’estate in cui il Napoli prese anche Quagliarella. Pare per motivi familiari.

Di Natale: «Il Napoli non mi volle. All’Udinese dissi: se volete che vada alla Juve, mi dovete cacciare»

La leggenda narra che Totò non amasse giocare contro il Napoli al San Paolo. Qualche trasferta in effetti la evitò…

«Credo di averci giocato sette, otto volte. Sono tanto tifoso, e a Napoli c’erano i miei fratelli, mi dispiaceva… Ridendo e scherzando, gli ho segnato nove gol, sei in due partite. Perché non ho mai giocato nel Napoli? Perché non mi hanno voluto».

Stavi per preferire la Juve all’Udinese…

«Quando c’era Delneri, a Udine era tornato Guidolin. Un anno prima avevo rinnovato per altre quattro stagioni. Non mi andava di partire. Dissi al presidente Pozzo, per me un papà, con lui ho ancora un rapporto bellissimo: io qui resto per sempre, se proprio volete che vada alla Juve mi dovete cacciare».

Hai segnato 125 gol in Serie A in meno di dieci anni…

«209 in tutto. Non sono pochi. Mi dispiace quando sento e leggo che quel tal giocatore è scarso, che quell’allenatore non è buono. Bastano due partite fatte bene e il giudizio si capovolge».

Ti sorprendi ancora?

«Mi disturba un po’. Dietro un gol o una vittoria c’è tanto lavoro. Io sono arrivato in A che non ero più un ragazzino, a ventisei anni, so io quanto ho dovuto sacrificarmi».

Brevissime esperienze da allenatore e hai mollato…

«Definitivamente, ho le mie cose da curare. E sono tante e tutte a Udine. I ritiri, la settimana impegnata con gli allenamenti… no, basta: ho bisogno di stare tranquillo. Non mi va. Diciotto anni sui campi sono più che sufficienti».

Un allenatore ha inciso più degli altri, questo lo so.

«Baldini, Silvio. Mandò via i vecchi e fece giocare i giovani. Io, Rocchi, Marchionni, Bresciani. Con lui siamo cresciuti».

Sei ancora irrimediabilmente un malato del Napoli…

«Certe cose non si perdono per strada. Quest’anno mi diverto di più, Conte è un fenomeno, sta facendo un capolavoro. Ha cambiato la testa alla squadra, le ha dato la mentalità vincente. Lo scudetto se lo gioca con l’Inter. Le ultime cinque partite saranno decisive, vince chi ne sbaglia di meno».

Con la Nazionale hai avuto un rapporto non proprio soddisfacente…

«In Nazionale c’erano Del Piero, Inzaghi, Montella, Totti. Dissi: che ci faccio io qua?».

Quando hai visto Maradona…

«L’ho visto dal vivo, mi sono emozionato».

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