Su La Stampa il portavoce dell’Agenzia antidoping: “Dopo aver fatto ricorso al Tas abbiamo riesaminato tutto”. Insomma si sono pentiti di aver fatto ricorso

Anche “una sanzione di 12 mesi sarebbe stata eccessivamente severa”. E quindi un po’ pentita per aver fatto ricorso al Tas, la Wada, l’Agenzia mondiali antidoping, è corsa ai ripari ha patteggiato con Sinner una condanna a tre mesi. Scatenando un mare di polemiche. Lo spiega a La Stampa il portavoce dell’agenzia, James Fitzgerald. Dice che quello di Sinner era “un caso unico” e come tale doveva essere risolto.
Fitzgerald spiega una coda che aveva scritto anche la Faz, ovvero che “una delle funzioni principali dell’articolo 10.8.2 è garantire che i casi unici che non rientrano esattamente nel quadro sanzionatorio possano essere giudicati in modo appropriato ed equo, a condizione che tutte le parti e la Wada siano d’accordo. L’articolo consente un’ulteriore riduzione del periodo di sospensione in base al livello di gravità della specifica violazione, nonché al fatto che l’atleta abbia ammesso la violazione. La disposizione è stata utilizzata decine di volte, nelle migliaia di casi giudicati dall’entrata in vigore del Codice 2021″.
Cosa è successo dunque? “Che questo non era un caso di somministrazione diretta da parte dell’entourage dell’atleta, ma di assorbimento transdermico perché il massaggiatore dell’atleta (all’insaputa dell’atleta) aveva trattato un taglio sul dito con un prodotto contenente Clostebol. Attraverso la propria approfondita revisione del caso, la Wada ha verificato e concordato che lo scenario dell’atleta era scientificamente plausibile e ben documentato sui fatti. In effetti, lo scenario dell’atleta era stato precedentemente accettato dall’(Itia) International Tennis Integrity Agency e dal tribunale indipendente che aveva deciso il caso in primo grado. Tenendo conto, in particolare, del livello di gravità della violazione, dati i fatti specifici, la Wada ha ritenuto che una sanzione di 12 mesi sarebbe stata eccessivamente severa”