Ha una rosa con molte lacune, a metà campionato ha rinunciato a Kvara l’unico campione che aveva. Ma ora pensiamo all’Inter

Lo scudetto di questo Napoli sarebbe un miracolo come quelli del Leicester e del Verona
Calma, massima calma. Il campionato non è ancora finito e l’Inter (delle ultime settimane) non ha già lo scudetto cucito sulla maglia.
Certo le “sorprese” nel calcio sono una eccezione e non la regola. Ma è già successo il 2 maggio del 2016 che il Leicester, a fine campionato, arrivasse prima dell’Arsenal, Tottenham e Manchester City. È già successo anche in Italia, il 12 maggio del 1985, quando il Verona diventò campione d’Italia.
Il Napoli, quest’anno, farà un’impresa come il Leicester o il Verona? Sperare in una risposta razionale a questa domanda è come chiedere a Dracula di non essere assetato di sangue. Forse, comprensibilmente prevalgono il sogno e la passione. Personalmente non ho cambiato opinione. Per il Napoli, in questa stagione, la conquista del quarto tricolore sarebbe un “miracolo”.
Questa valutazione non è figlia della delusione del giorno dopo la sconfitta ma si basa su evidenti dati oggettivi.
Il Napoli non ha un bomber, non ha un centrocampista dal lancio lungo (in verticale o nel cambio di fascia), non ha un difensore forte nella fase di impostazione.
Il Napoli non ha un fuoriclasse. In un incredibile silenzio, a metà campionato, ha rinunciato a Kvara, l’unico campione della rosa (anche nella sua versione un po’ appannata). Ancora. Non ha ricambi all’altezza sulle fasce (il cuore del calcio moderno).
Senza queste cinque caratteristiche è quasi impossibile vincere lo scudetto.
L’organizzazione della squadra e la sua prorompente fisicità, alla lunga, non riescono a sopperire questi limiti strutturali. Conte, con serietà, ha provato a dircelo in tutti i modi: “i processi di crescita richiedono tempo” (e adeguati investimenti).
Della disastrosa campagna acquisti di gennaio preferisco non parlare.
Non mi meraviglio più. La società calcio Napoli è come dottor Jekyll e Mr. Hyde.
Grandi intuizioni, scelte geniali nei momenti di difficoltà e poi le metamorfosi autolesioniste (licenziamento di Ancelotti per Gattuso, la “perdita di Spalletti”)
Preferisco “concentrarmi” sull’Inter.
Piedi per terra. Non succede…. ma se succedesse sarebbe, dopo la sconfitta di Como, una goduria ancora più bella ed entusiasmante.
Forza Antonio, forza ragazzi, vi stimiamo e vi vogliamo bene a prescindere. Sempre.