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Moratti: «L’allora presidente della Roma era era così disperato che arrivò a offrirmi Totti, era pieno di debiti»

Al CorSera: «Provammo in tutti i modi a prendere Iniesta dal Barcellona. Su Messi, saputo quello che il Barcellona stava facendo per i suoi problemi di salute, lasciai perdere»

Moratti: «L’allora presidente della Roma era era così disperato che arrivò a offrirmi Totti, era pieno di debiti»
Db Milano 11/07/2023 - funerali Luisito Suarez / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Massimo Moratti

Trent’anni oggi. Il 18 febbraio 1995 diventava presidente dell’Inter Massimo Moratti nato il 15 maggio 1945 in località Bosco Chiesanuova, Veneto, dove la famiglia era sfollata.

Subito Inter-Juve? «Troppi gol sprecati e troppe pressioni sul povero Lautaro. Troppe. Male, male. Però senta, io voglio bene a Motta, con tutti quelli del Triplete ho un rapporto affettivo eterno, sono figli aggiunti».

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Moratti: «Provammo in tutti i modi a prendere Iniesta dal Barcellona»

Il suo primo acquisto: Javier Zanetti.
«Mettevo su coi figli le cassette del campionato argentino, o meglio, anche quelle fra le tante. Iniziammo a seguire Ortega. Né Zanetti né Rambert, bensì Ortega. Seguendo lui vidi però partite dove giocava questo Zanetti. Mandai Suarez in Argentina a guardarlo da vicino. Una notte, una notte a Milano, là era giorno, Suarez chiamò per chiedermi se si doveva procedere all’acquisto. Risposi di pazientare, corsi a svegliare i figli, dovevo visionare un’ultima volta le videocassette con Zanetti… Diedi il via libera».

L’oggetto del desiderio totale ma incompiuto di Moratti?
«Iniesta. In una fase in cui avevamo enorme appeal e potenza economica, non dico che avremmo potuto acquistare chiunque, ma quasi… ecco, provammo con il Barcellona, provammo in tutti i modi, con azioni diplomatiche su più fronti, con mediatori, spendendoci di persona, intavolando trattative per far arrivare, come dire, ulteriori e ulteriori input a nostro favore… Niente, non c’era verso, avrebbero ceduto chiunque ma Iniesta no, avremmo potuto avanzare qualsiasi tipo di offerta pazza, qualsiasi, ma saremmo lo stesso tornati a Milano da soli».

Con la strategia delle videocassette è poi arrivato qualcun altro di noto?
«Beh, Zamorano. Prima di ogni partita, talmente stava in tensione che vomitava. Ogni volta».

Ince lo vide invece dal vivo? «Sì, sempre con i figli andavamo alle partite del Manchester. Ero perso per Ince. Perso. Doveva diventare un giocatore dell’Inter. Punto. Andai direttamente a casa sua a corteggiarlo». «Per Sneijder ringraziai un barista di Forte dei Marmi. Mi fermò per dirmi che con Sneijder avremmo vinto tutto. Aveva ragione. Chiamai Branca, Branca chiamò Mourinho per domandargli se potesse servire Sneijder, Mou disse “Sneijder? Eh magari”, Branca mi richiamò per dire che Mou lo voleva, io presi Sneijder».

Il più corteggiato? «Ronaldo. Da buon brasiliano adorava essere inseguito, blandito. Non facevamo altro che sentirci mille volte al telefono ogni giorno, lui prima “sì firmo” poi “no ci devo pensare”, “sì firmo”, “no ci devo pensare”, avanti così…».

Con Messi non ha mai provato? «Lo seguivamo al Mondiale under 18. Stavamo per comprarlo, ma saputo quello che il Barcellona stava facendo per i suoi problemi di salute, lasciai perdere. Giuro».

E Totti? «L’allora proprietà della Roma era piena di debiti, strapiena di debiti… Il presidente era così disperato che arrivò a offrirmi Totti. Piangendo… Poi forse Totti avrebbe comunque scelto di restare a Roma, ma anche in quel caso lasciammo stare noi dell’Inter. Cose di calcio, cose di sentimenti».

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