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Il Monza è in dismissione, sta tornando al pre-Berlusconi e il problema non era Nesta (ora richiamato)

La squadra e il club sono avviati al declino. Bocchetti ha raccolto 3 punti in 7 partite. La Serie B è dietro l’angolo

Il Monza è in dismissione, sta tornando al pre-Berlusconi e il problema non era Nesta (ora richiamato)
Monza's vice-president Adriano Galliani looks on before the Italian Serie A football match between AS Roma and Monza at the Olympic stadium in Rome on October 22, 2023. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Il Monza è in dismissione, sta tornando al pre-Berlusconi e il problema non era Nesta (ora richiamato)

Pasticcio a Monza. Torna Nesta richiamato al posto di Bocchetti la cui gestione è stata fallimentare. Ecco cosa avevamo scritto al Napolista subito dopo la sconfitta di oggi per 5-1 in casa della Lazio. 

Tre punti in sette partite. Questo il bottino di Bocchetti da quando siede sulla panchina del Monza oggi fanalino di coda e annunciata prima retrocessa del nostro campionato (a meno di clamorosi eventi che all’orizzonte è arduo scorgere). In queste sette partite: 16 gol subiti, 6 fatti. A gennaio Galliani ha venduto Maldini, Djuric, Bondo, Pablo Mari. Ha acquistato Castrovilli (non gioca da tempo e non brilla da anni) e poco altro. Ennesimo segnale di una dismissione di cui si vocifera da tempo. I figli di Berlusconi non vogliono saperne dell’ultimo divertimento calcistico del padre. Vogliono disfarsene quanto prima.

In un simile contesto è evidente che esonerare Nesta non sia stata la scelta migliore, o comunque non una grandissima idea. È  vero che in 17 partite aveva raccolto solo 10 punti (il calcolo è molto semplice), ma va comunque detto che l’apporto di Bocchetti – come d’altronde fece anche all’Hellas – si avvicina allo zero. Nel 2022 nelle sue sei partite da primo allenatore riuscì a Verona a guadagnare zero punti. E così sta continuando.

L’apporto di Bocchetti al Monza nullo

Va anche specificato che rispetto alla formazione di Palladino che, per dire, batté il Napoli 2-0 nell’anno dello scudetto di Spalletti, vi sono tantissime differenze di organico. Ma proprio tantissime. Partendo da Carlos Augusto ora all’Inter, Di Gregorio, Pessina e Rovella, Caprari. Insomma si trattava di un’altra squadra e Palladino ha dimostrato a Firenze di saperci fare. Ma sarebbe potuta esistere una via di mezzo tra quel Monza da metà classifica e questo inabissato sotto Empoli e Verona, che quasi ricorda la Salernitana dell’anno scorso o la Cremonese di due stagioni fa. La squadra lotta poco, non sembra avere chissà quali princìpi e se prima si reggeva sul pallone in area per Djuric (anch’esso poco funzionale in realtà) ora non si sa bene su cosa si basi. Anche Dany Mota, che ora risulta essere il giocatore più tecnico ed esperto, non ha più la stessa brillantezza e lucidità.

Bocchetti aveva detto così prima di prenderne cinque dalla Lazio oggi:

«Per me è semplice allenare questi ragazzi, si allenano bene e chiedo loro impegno nei 90′. Oggi dovremo fermare i loro terzini e fare molto bene in fase di non possesso, cercando di colpire in contropiede. In fase difensiva abbiamo lavorato sui blocchi laterali e sui raddoppi: ci vuole una mano da tutti. Spiace per le partenze, ma chi se n’è andato non ha lasciato che una squadra a 13 punti. Ai nuovi domando entusiasmo, crediamo nella salvezza”.

Per la salvezza ci vorrà molto di più, pur considerando che accanto al Monza ci sono squadre non meno disastrate come il Venezia e il Parma e come il Como di Fabregas, la proprietà più ricca della Serie A che non riesce a uscire dai propri tecnicismi e rotea su se stessa in campo.

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