In conferenza: «Il mercato del Napoli non sarà mai il mercato delle big. Ci sono dei parametri da rispettare e i calciatori li devi comunque convincere»
Mentre Antonio Conte, allenatore del Napoli, attende ancora il sostituto di Kvaratskhelia, ceduto per 75 milioni al Paris Saint Germain, c’è da giocare (eccome) contro la Roma. Conte è a Castel Volturno pronto a rispondere alle domande dei giornalisti.
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Conte in conferenza
Allenatore da capolista si isola dal resto, mercato compreso?
«Chi mi conosce sa benissimo che io non mi isolo, partecipo. Cerco di partecipare attivamente a tutte le problematiche societarie, risolvere il problema. Quindi comunque cerco di essere parte attiva. Cerco di dare la mia esperienza e la mia opinione per risolvere il problema, non togliere il problema. Molti si tolgono il problema e non lo risolvono del calcio, è stato solo rimandato e ritornerà a bussare».
Ancora sul mercato e poi i momenti più importanti di questo percorso:
«Torniamo alla prima cosa. Mi auguro che il mercato mi restituisca una situazione dello stesso livello prima di entrare in compravendite. Inevitabile che abbiamo perso un giocatore importante come Kvara. Oggi non è stato sostituito. Va bene tutto però, dobbiamo comunque non buttare fumo negli occhi (sorriso nervoso, ndr). Alla fine Kvara, a detta di tutti, è un giocatore molto importante, venduto 75 milioni. Comunque le altre uscite sono state rimpiazzate, quella di Kvara ad oggi no. Dobbiamo considerare che tutta la squadra è cresciuta, altrimenti non si spiegano i 53 punti. Va dato merito a questi ragazzi che stanno lavorando. La cosa che mi riempie di gioia è vedere come lavorano questi ragazzi. Al di là del livello numerico, degli infortuni. Mi danno una grandissima disponibilità, e quello che devo fare io adesso è guardare cosa ho in casa e cercare di fare la differenza».
Ha già affrontato Ranieri alla prima alla Roma. Quanto è cambiata la Roma?
«Parliamo di una squadra che ha dei valori assoluti come calciatori, i Dybala, i Paradese, Hummels, Dovbyk, Pellegrini, Svilar. Parliamo di una rosa completa, sia nell’11 titolare che nei ricambi. Cresciuta tanto, l’abbiamo affrontata penso due mesi, la prima partita di Ranieri. Quindi è cresciuta tanto, sentivo ieri che in casa tra campionato ed Europa League, vengono da sette vittorie consecutive, 23 gol fatti e solo tre subiti. La testimonianza della forza della squadra, della spinta che dà l’Olimpico. Bisognerà fare grande attenzione, l’abbiamo preparata nella giusta maniera, l’anno scorso anche loro sono arrivati prima di noi. Giusto per ricordare ogni tanto qualcosina».
Ritorno sul concetto di “risolvere il problema”
«Un concetto generalizzato, quando c’è il problema viene avvertito come un fastidio. Nel calcio accade spesso. Risolverlo significa che il problema domani non ti torna».
Il Napoli usa meno il contropiede, la Roma di più. Questo aspetto modifica come scenderà in campo il Napoli?
«La Roma è una squadra a cui fare attenzione quando si attacca. Ti devi preparare ad essere pessimisti, a pensare che si può perdere palla e pensare a un contropiede. Noi vogliamo fare una bella partita, cercare di portare avanti discorsi che portiamo avanti da inizio anno, una buona intensità sapendo che se lasci giocare la Roma ti porta al limite dell’area e spesso hanno il colpo del campione. Anche centralmente, nei fraseggi utilizzano Dovbyk come punto di riferimento. Hanno qualità importanti, anche a livello di esperienza».
Rimpianto di una sessione di mercato in cui non sono arrivati giocatori per lottare per lo scudetto, di non aver preso giocatori in vista di questo fine campionato?
«Bisogna aspettare la fine del mercato e trarre delle conclusioni da parte vostra. A me sposta poco. Sono preparato sia in una situazione che nell’altra. E deve essere così perché questa è una barca che è in navigazione. Si deve fare di tutto, chi è il comandante, per portare la barca nel porto più vicino, al sciuro. A me cambia poco. Sta al club prendere alcune decisioni, inevitabile che io posso dire la mia se mi viene chiesto. Quello che io ho sempre detto è che ho scelto di mettermi a disposizione, e accetto comunque anche delle situazioni sapendo che non lo scopro certo adesso che il mercato del Napoli non sarà mai il mercato delle big. Ci sono dei parametri da rispettare. I calciatori li devi comunque convincere, quindi devi rispettare… Io so questo, non possiamo fare la voce grossa sul mercato a differenza di altri club. La situazione la conosciamo, mettiamo la testa bassa e continuiamo a pedalare».
I tre giorni di riposo un premio?
«Alla fine chi mi conosce sa benissimo che tutte le cose che accadono, accadono perché qualcuno se l’è guadagnato. I calciatori si sono guadagnati tre giorni di riposo. Mi limito a dire solo questo. Noi sappiamo che se lo sono meritati ed era giusto dargli questi tre giorni. Abbiamo ripreso subito con un doppio allenamento, giusto per non fargli dimenticare alcune cose (ride). Se lo meritano e se lo guadagnano, a me non hanno mai fatto regali in vita mia. Siamo stati contenti tutti di stare con le nostre famiglie».
Possono cambiare le prospettive, le ambizioni?
«Questo è un gruppo che comunque continuerà a voler crescere, questo è fuori da ogni dubbio. Un gruppo mentalizzato, ripeto sono contento perché alla fine sta anche finendo questo meso. Inevitabile che in 40 giorni di mercato qualcuno potrebbe avere, chi gioca meno, qualche piccolo pensiero di voler trovare più spazio. Poteva accadere. Sta finendo e vedo l’aspetto positivo. Tutti quanti sono ben allineati e concentrati. Capisco un po’ tutto, qualcuno potrebbe aver voluto più spazio, però hanno scelto di rimanere, almeno fino al termine della stagione, mi dà soddisfazione. Dobbiamo tirare il meglio da tutti noi, e cercare con chi c’è di fare la differenza, loro hanno la mia massima stima e fiducia. Io continuo a chiedere e ad alzare l’asticella. Però vedo che si può continuare a crescere».
Sulla crescita del gruppo, in senso assoluto, quanto incide la dedizione?
«Tutto incide, in positivo e in negativo. Vedere Simeone che mette a rischio la propria faccia, o comqunue Politano che non molla l’osso all’82’. Anche Ngonge che entra per quattro minuti e ha un’approccio giusto. Gilmour o chi in panchina che non ha avuto spazio come Raspadori o Rafa Marin. Sono tutte cose positive, perché i ragazzi stanno crescendo a livello di mentalità, pensano con il “noi” e non con l’ “io”. L’egoismo, io lo dico per primo che sono stato calciatore, è inevitabile. Mi è capitato di aver fatto un gol ed essere contento e poi perdere o pareggiare la partita. I ragazzi hanno capito che si cresce insieme, avere queste soddisfazioni, come essere riconosciuto, l’attaccamento, il senso di appartenenza, lo vedo sempre meno nel calcio moderno. Penso che sono valori che dobbiamo far crescere e sviluppare al di là dei discorsi di mercato. Queste sono le basi per costruire qualcosa di importante e chi viene deve avere la volontà di spostare questi valori».