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La pm del caso Hermoso: «Rubiales e i suoi volevano costringerla a mentire, il suo potere assoluto e onnipotente»

L’arringa di due ore. «Hermoso aveva “un intero apparato della Federazione contro di lei”, pronto a screditarla e a farla passare per bugiarda»

La pm del caso Hermoso: «Rubiales e i suoi volevano costringerla a mentire, il suo potere assoluto e onnipotente»
Picture shows a mural by Italian street artist Salvatore Benintende aka TvBoy which depicts Spanish Football Federation President Luis Rubiales kissing Spain midfielder Jenni Hermoso, in Barcelona on September 1, 2023. (Photo by Pau BARRENA / AFP) /

Nella recente udienza presso il Tribunale nazionale spagnolo, il procuratore aggiunto Marta Durántez ha descritto il clima di coercizione e pressioni psicologiche cui sarebbe stata sottoposta la calciatrice del Barcellona Jenni Hermoso vittima di un episodio che ha fatto il giro del mondo: il bacio non consensuale ricevuto dall’ex presidente della Federazione calcistica spagnola, Luis Rubiales.

Secondo il pubblico ministero, il bacio dato da Rubiales a Jenni Hermoso dopo la vittoria del Mondiale femminile 2023 rientra nel reato di violenza sessuale. Tuttavia, l’attenzione si è concentrata anche sul presunto reato di coercizione, nel quale sarebbero coinvolti Rubiales e tre ex dirigenti della Federazione: Jorge Vilda ex allenatore della squadra femminile; Albert Luque ex direttore della squadra maschile; e Rubén Rivera ex responsabile del marketing.

Caso Rubiales, il puzzle coercitivo e le pressioni continue

Durántez ha sottolineato il clima oppressivo e le pressioni subite da Hermoso per convincerla a dichiarare che il bacio fosse consensuale. «Jenni Hermoso non verrà ricordata come una delle campionesse del Mondiale 2023, ma come ‘quella del bacio’. Non per colpa sua, ma per colpa dell’imputato», ha dichiarato con rammarico la pm, come riportato da Mundo Deportivo.

La vicenda di coercizione delineata dal procuratore si sarebbe svolta in vari momenti e luoghi: nello spogliatoio, sull’autobus per l’aeroporto, durante il volo verso Ibiza e successivamente, quando Hermoso non è stata convocata per le prime partite dopo i Mondiali. Secondo la ricostruzione, Jenni Hermoso aveva “un intero apparato della Federazione contro di lei”, pronto a screditarla e a farla passare per bugiarda. Durántez ha puntato il dito contro i tre ex dirigenti, evidenziando come tutti avessero una forte dipendenza gerarchica da Rubiales, grazie al quale avevano costruito la loro carriera. «Hanno cercato di costringerla a fare ciò che non voleva», ha affermato il procuratore, descrivendo la situazione come un regime di «potere assoluto e onnipotente» sotto la guida di Rubiales.

Il quotidiano catalano spiega:

“Il procuratore ha contestato “l’umiltà” con cui hanno testimoniato i testimoni che hanno sostenuto la versione dei fatti di Jenni Hermoso, rispetto all’arroganza” di altri, come l’ex direttore della Federazione Pablo García Cuervo, da cui il magistrato aveva anche messo in guardia. «Pensavamo che i giocatori non avrebbero avuto paura e che la signora Hermoso non avrebbe avuto paura di ciò che sarebbe potuto accadere? Sono stati maleducati», ha detto. Durántez ha chiuso quasi due ore di resoconto chiedendo al giudice di applicare una legge “chiara” di fronte a una “verità materiale” e riferendosi a Joan Manuel Serrat per concludere: «La verità non è mai triste. Ciò per cui non ha rimedio lo è.»” 

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