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Signori: «Ho vissuto dieci anni interminabili e di sofferenza, mi hanno piegato ma mai spezzato»

Alla Gazzetta: «Avrei rinunciato a dieci scudetti pur di vivere un’esplosione d’amore come quella dei laziali che si ribellarono per me».

Signori: «Ho vissuto dieci anni interminabili e di sofferenza, mi hanno piegato ma mai spezzato»
Db Bologna 08/11/2014 - campionato di calcio serie B / Bologna-Carpi / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Giuseppe Signori

L’ex calciatore Beppe Signori, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha ricordato il suo mancato trasferimento al Parma e lo scandalo scommesse in cui fu coinvolto nel 2011.

Signori: «Ho vissuto dieci anni interminabili e di sofferenza, mi hanno piegato ma mai spezzato»

Oggi si gioca Parma-Bologna, nel 1995 un popolo scese in piazza per lei, già ceduto proprio al Parma…

«Sarei stato l’acquisto più caro della storia, 25 miliardi di lire. Poi saltò tutto, i laziali si “ribellarono”. Io non ero convinto di andare via, volevo restare alla Lazio. In diecimila scesero per le strade e bloccarono tutto. A ripensarci ho i brividi; certe cose succedono magari solo a Baggio o Riva ma non in queste dimensioni. Avrei rinunciato a dieci scudetti pur di vivere un’esplosione d’amore così».

C’è un talento che l’ha colpita?

«Yildiz, fa numeri incredibili. Resta spesso in panchina? Lì non ci posso entrare, nel senso che l’allenatore è obbligato a fare delle scelte. Ma ha margini di miglioramento enormi».

E’ sorpreso che l’Inter non sia la capolista in Serie A?

«Vista la completezza dell’organico sì, ma poi mi fermo perché dall’altra parte c’è Antonio Conte, che senza coppe e senza Kvara è in testa meritatamente».

Sono andati in scena dieci anni da incubo per il caso scommesse: assolto…

«Anni terribili, ingiusti, pieni di sofferenza e solitudine: nessuno mi ha abbandonato, ma ero io che mi sentivo inutile in tutto. Sono stati anni interminabili, anche di silenzio, certe cose ti logorano dentro. Sono dieci anni che nessuno mi ridarà, che mi hanno piegato ma non spezzato. Mai. E lì ho capito chi era un amico vero e chi no. Ora ne ho pochi ma buoni».

Tornerebbe ad allenare, anche nei settori giovanili?

«Certo, i bambini mi piacciono, mi diverto a insegnare tecnica individuale e collettiva. Se mi chiamano, rispondo».

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