A The Athletic: «Ten Hag voleva guadagnarsi il rispetto attraverso la paura, forse. Era sempre in conflitto con alcuni leader del gruppo.»
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Raphaël Varane, oggi dirigente del Como, ha raccontato in una intervista a The Athletic il rapporto conflittuale con ten Hag al Manchester United. L’ex difensore francese, 31 anni, racconta soprattutto del suo rapporto “speciale”, persino difficile il tecnico olandese.
Varane: «Ten Hag voleva guadagnarsi il rispetto attraverso la paura»
Il francese ha dichiarato di essere «rimasto sorpreso che sia rimasto», dopo la finale di Fa Cup vinta contro il City. Anche perché «il legame con il gruppo non esisteva più».
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Varane ha descritto il suo rapporto con Ten Hag come «un po’ idiosincratico». I due erano proprio incompatibili.
«È difficile trovare le parole giuste», ha detto. «A volte era molto teso. A volte si sforzava di ascoltare il feedback dei giocatori. Altre prendeva decisioni senza ascoltare i sentimenti dei giocatori. Quindi c’erano alti e bassi. A volte era complicato».
Varane era il preferito dal tecnico ma poi è caduto in basso nelle gerarchie dopo una discussione. All’epoca Ten Hag spiegò la sua esclusione ai media per “ragioni tattiche”. In realtà era evidente che Varane non avrebbe potuto gestire fisicamente il desiderio di Ten Hag di giocare con la linea alta. Secondo Varane, il manager non gli diede altre spiegazioni se non che era per il bene della squadra.
«Abbiamo avuto una discussione intensa», ha detto Varane. «Ci siamo detti alcune verità, ma poi non ho giocato per quasi due mesi. Ho detto che non ero d’accordo con certi modi di fare le cose riguardo al rapporto tra lui e la squadra. Non era qualcosa che pensavo andasse bene per la squadra perché alcuni giocatori non erano affatto soddisfatti. Non andava bene in termini di rapporto con l’allenatore».
Per il dirigente del Como, Ten Hag «voleva guadagnarsi il rispetto attraverso la paura, forse». Varane ha aggiunto: «Ha sempre avuto bisogno di un esempio di un giocatore che fosse solo per tutto il tempo in cui è stato al Manchester. Lo ha fatto con almeno un giocatore importante nella squadra. Era sempre in conflitto con alcuni leader del gruppo. Questo è il suo modo di gestire».
Tra Manchester United e Real Madrid, poi, un abisso di differenze:
«Anche dall’interno come giocatore, non c’era una struttura chiara su come le cose avrebbero funzionato (allo United, ndr). Non c’è stata una metodologia fissa per anni. A Madrid hanno un modo definito di fare le cose a ogni livello del club. A Manchester non era abbastanza chiaro o definito per sapere come fare mercato, come giocare, come comunicare. C’erano troppe persone coinvolte nel processo decisionale, quindi non sapevamo chi stava davvero prendendo le decisioni. Non posso dire chi fosse il responsabile, non lo so. Era un po’ di tutti e un po’ di nessuno».