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Adani: «Spalletti deve lavorare sul gioco dell’Italia, se non hai i Musiala bisogna sfruttare il collettivo»

«Spalletti non è così tanto stimato come ct quando parla di proposta di gioco e personalità, mentre la Germania sconfessa la tradizione che devi lottare e andare in scivolata. Il mondo va avanti».

Adani: «Spalletti deve lavorare sul gioco dell’Italia, se non hai i Musiala bisogna sfruttare il collettivo»
Mg Lipsia (Germania) 24/06/2024 - Euro 2024 / Croazia-Italia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

A Viva El Futbol, Lele Adani ha commentato le prestazioni dell’Italia di Spalletti contro la Germania in Nations League. Gli azzurri non sono riusciti a passare alle semifinali per la vittoria complessiva dei tedeschi 5-4.

Adani: «Spalletti deve lavorare sul gioco dell’Italia»

«Le due partite ci dicono che tanti calciatori chiamati da Nagelsmann, probabilmente in Italia li rifiuteremmo. La Germania domina il gioco in ogni zona del campo, gioca coi piedi anche il portiere. Rudiger e Tah hanno meno eleganza di Bastoni e Calafiori, ma la palla se la fanno dare e la danno sempre, non la buttano in avanti. Kimmich per me è il più forte, ha fatto 1 gol e 4 assist sui cinque gol della Germania, c’è in tutti e 5 i gol. Perché spiccano questi calciatori? Perché c’è quella cosa che in Italia spaventa. Spalletti non è così tanto stimato come ct quando parla di proposta, di fare la partita, la personalità di giocare… mentre la Germania gioca a calcio. Amiri ha fatto 13 presenze col Genoa, contro l’Italia ha giocato tutte e due le partite. Pascal Groß non esiste fino a 30 anni, incontra De Zerbi al Brighton e inizia a giocare. Stiller gioca con lo Stoccarda… tu se sei l’Inter vai a prendere Stiller? Non lo so, perché l’Inter vede Gagliardini venir fuori dall’Atalanta, lo prende e ci resta otto anni. Tu non lo guardi quindi Stiller… tranne quando ci giochi contro in Nazionale. La Germania gioca a calcio, sconfessando le ca**ate che dicono che per tradizione devi lottare e andare in scivolata… ma che roba è? Il mondo va avanti. Nagelsmann allena secondo principi che richiamano gioia di giocare, tecnica, protagonismo. A Dortmund hanno osannato Rudiger i tifosi… che rapporto ha lui con il Borussia Dortmund? Nessuno. In Italia la vedete mai una cosa del genere? La Germania è unita e condivisa».

«Ho sentito la conferenza di Nagelsmann. Sapete quante domande ha avuto sulla formazione? Una. Poi ha parlato di calcio, di proposta di gioco. I giornalisti che seguono l’Italia… alcuni di loro sono amici… ma si concentrano solo sulle formazioni e i cambi. Andiamo quindi su cosa dobbiamo ricercare noi. Siamo una Nazionale che difficilmente sarà superiore ad alcune avversarie, ma siamo allenati bene e i giocatori sono seri e responsabili. Ma quando diventi grande? Quando vai a Dortmund e ti dimostri grande. E andare lì e avere l’approccio mentale e calcistico avuto, ti fa capire che siamo indietro e dobbiamo metterci nell’idea che contro la Norvegia la partita sarà dura. Dobbiamo vincere sia in casa che in trasferta; penso che siamo superiori, ma sarà dura. Bisogna avere un approccio da grande e far valere i giocatori importanti che hai. Ma dobbiamo lavorare insieme e per farlo ci vuole gioco. Amiri non ha giocato al Genoa, ma gioca nella nazionale tedesca. Non possiamo produrre un Musiala se non lo abbiamo, dobbiamo quindi sfruttare il collettivo e giocare. Abbiamo preso quasi tutti i gol da calci piazzati, quindi non abbiamo altra possibilità che giocare a calcio, con manovra, ricerca… allora possiamo contrastare. Barella e Tonali sono spariti a Dortmund perché non abbiamo giocato. Spalletti deve lavorare sul gioco, che va migliorato. Al Parco dei Principi abbiamo per esempio fatto belle giocate, da lì dobbiamo andare avanti».

Adani ha poi aggiunto un suo commento sulla cultura di calcio in Italia, facendo un esempio:

«Se prendiamo Casadò… non spiccava nel Barça B che gioca in Serie C, ora fa il titolare nel Barcellona e panchina De Jong. Chi vorrebbe la Juve? De Jong, ma costa troppo, e allora va da Hojbjerg. Il Barça mette in panchina uno che guadagna 18 milioni all’anno per un ragazzo e domina. In Italia non hai quindi la cultura per Casadò, non hai i soldi per De Jong e vai sul piano Z. E se arriva sai cosa dicono dopo tre partite? Non è buono, era meglio Locatelli. Questa è la nostra cultura. Locatelli fa il suo, ma la Juve si era rinforzata con Paredes… per qualcuno non andava bene. Noi siamo rivelati economicamente perché non possiamo e culturalmente perché non vogliamo. E allora andiamo sempre a ragionare su “chi è rimasto in giro?”».

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