“È uno sport che si basa sul trovare qualcuno che condivida le tue emozioni. Se Courtois avesse giocato nell’Atletico, l’avrebbe pensata allo stesso modo su Alvarez?”

El Paìs analizza la diatriba che va avanti da settimane in Spagna. Quella su Julian Alvarez e il doppio tocco (secondo alcuni il presunto doppio tocco) sul rigore degli ottavi di finale contro il Real Madrid. Secondo il quotidiano spagnolo, il calcio è di fatto uno sport parziale. Nel senso che è di parte. Ancelotti, in una sua conferenza, ha riassunto perfettamente in questa settimana il senso del gioco. Chiunque si ritrovi un provvedimento contro, se ne lamenta. Giusto o sbagliato che sia. E lamentarsi della mancanza di obiettività è esso stesso un assurdo logico.
Ancelotti ha riassunto perfettamente l’ipocrisia del calcio in conferenza (Paìs)
Di seguito quanto si legge dal quotidiano spagnolo:
“Le conferenze stampa post-partita, di solito, non hanno alcun interesse, a meno che non si presenti l’occasione di una bella polemica. Se arbitrale, tanto meglio. È commovente sentire i favoriti minimizzare gli episodi dubbi e gli sfavoriti—favoriti nella giornata precedente—gridare allo scandalo. […]
A Cholo Simeone, per esempio, dopo l’eliminazione dell’Atletico per il famoso rigore di Julián Álvarez, sarebbe stato bellissimo chiedere di nuovo se, nel caso in cui il gol fosse stato annullato agli avversari, sarebbe stato altrettanto indignato come quando chiese chi tra i presenti avesse visto i due tocchi. O a Courtois, perché no, che sembrava sicurissimo dell’infrazione di Álvarez: «Ehi, Thibaut. Se indossassi ancora la maglia dell’Atletico, la penseresti allo stesso modo?». Tutti sappiamo di no.
Questa ipocrisia l’ha riassunta benissimo Carlo Ancelotti dopo la controversa vittoria del Real Madrid sabato scorso: «Si lamenta il Leganés, ma anche noi». […] Per questo è assurdo indignarsi per la mancanza di obiettività nel calcio, così come è assurdo il celebre passaggio dell’articolo 14, in cui si afferma che il pallone deve “spostarsi chiaramente” quando un giocatore lo tocca due volte. Perché l’unica cosa chiara nel calcio è che non si può abbandonare la nave della propria squadra in nessun modo. Perché il calcio consiste, essenzialmente, nel trovare qualcuno che provi le tue stesse emozioni. Qualcuno che si entusiasmi per le stesse cose, che soffra per le stesse ingiustizie e, naturalmente, che si indigni per le stesse cose”.