Ai microfoni di Dazn: «A volte andavo a scuola la mattina e non mangiavo. Guardo sempre indietro quando ho attraverso momenti difficili. Ora rappresento tutti coloro che sono rimasti nella favela»

Reduce dalla sfortunata parentesi con il Manchester United, Antony Matheus dos Santos – noto ai più semplicemente come ‘Antony’ – si sta riscattando in modo brillante con la maglia del Betis. Da quando è atterrato in Spagna, il brasiliano ha giocato sette partite realizzando 2 gol e 2 assist e dando un contributo fondamentale al club nell’approdo ai quarti di finale della Conference League. In vista del derby di domenica tra Betis e Siviglia, l’ex Ajax si è concesso ai microfoni di Dazn per un’intervista tra presente e passato.
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«Sono molto, molto, ansioso. La gente dice che una partita molto importante. So che tutte le partite sono molto importanti, ma quando si parla di un derby è diverso», ha esordito il sudamericano.
Antony si sente come se fosse a casa e la città lo ha accolto a braccia aperte. «Siviglia mi ricorda molte cose del Brasile . Il sole, il cibo, la gente… Sono cose importanti per le persone che provengono dal mio Paese», ha sottolineato.
Il brasiliano non ha dubbi di aver fatto la scelta giusta per il suo percorso sportivo: «Avevo bisogno di ritrovare me stesso ed essere felice. Ogni giorno che passa, penso che sia stata la decisione migliore che potessi prendere. Ho imparato molte cose buone al Manchester United, ma ho anche sperimentato molte cose brutte lì».
Quando invece tornando al derby gli è stato chiesto se sente la pressione, Antony ha risposto così: «La pressione la sentivo nella favela, quando non avevo stivali con cui giocare. A volte andavo a scuola la mattina e non mangiavo. Guardo sempre indietro quando ho attraverso momenti difficili. Ora rappresento tutti coloro che sono rimasti nella favela».
Restando in tema, il 25enne di San Paolo ha rivelato: «Ho giocato contro gli spacciatori, contro tutti. Se mi chiedi se avevo paura, certo che ne avevo. Ma ho sempre avuto una personalità molto forte. Più le cose erano difficili, più volevo essere lì. Quando attraverso una situazione difficile, ricordo cosa ho passato nella favela. Il difficile era quando vivevo lì».