A Radio Serie A: «Mi ha voluto Mazzarri, ma mi criticavano perché prendevo troppi gialli. In quegli anni alcuni di noi non eravamo pronti mentalmente per vincere».

L’ex centrocampista Valon Behrami ha parlato a Radio Serie A della sua carriera e degli anni vissuti al Napoli, dal 2012 al 2014.
Behrami: «A Napoli vogliono la perfezione totale, io in primis non ero un giocatore da scudetto»
«In campo mi trasformavo. Soprattutto all’inizio ero un ragazzo molto sensibile, non avevo la capacità di gestire bene gli umori dei tifosi e i giudizi. Nascondevo tanto, però di base c’era tanta sensibilità e infatti a un certo punto della mia carriera mi sono accorto che non avevo più la capacità di gestire i commenti negativi sui social, li ho tolti e ho trovato la mia strada avendo un equilibrio. Mentre il rapporto con il giudizio dei tifosi, dei giornali, dei media, era una cosa che fluttuava tra alti e bassi, che poi mi condizionava anche la vita privata».
Sul periodo a Napoli, Behrami ha dichiarato:
«Mi voleva Mazzarri e arrivai in una piazza dove non conoscevo questo tipo di sensazione. Forse è l’unico posto dove ti senti speciale dal primo all’ultimo giorno, in tutti i sensi. E lì la gestione della vita privata cambia, uscire diventa più complicato, le aspettative sono sempre altissime, ti chiedono la perfezione. In quegli anni andavamo bene, eravamo secondi, giocavamo vicino alla Juve di Conte, vincevamo ma io prendevo tantissimi cartellini gialli e la gente addirittura mi diceva che ne prendevo troppi. Vogliono la perfezione totale, ed è stato bello vivere quel tipo di pressione, come l’affetto, e credo di essere stato davvero fortunato ad aver vissuto quella parentesi, perché non c’è nessun posto così al mondo. Secondo me non tutti in quella squadra eravamo da scudetto, io in primis, e altri tre o quattro, non avevano la capacità di gestire quel tipo di pressione. Mentre altri sei, sette che quando c’era il momento di cambiare dal punto di vista mentale, modificavano la squadra. Poi negli anni alcuni di questi giocatori sono riusciti a tenerli e sono riusciti ad averne altri capaci di gestire quella pressione andando a vincere poi lo scudetto. Noi invece nella costruzione potevamo essere pronti, ma non sicuramente dal punto di vista mentale. Ci sono state delle partite che ci hanno fatto capire i nostri limiti».