Alla Gazzetta l’uomo che fece lo scudetto alla Juve all’ultima giornata: «Fu una partita anomala, il terreno non era asciutto»

Calori: «da bambino ero juventino. Dopo quel gol a Perugia, Moggi mi guardò senza dire una parola»
Calori resterà per sempre l’uomo che fece perdere lo scudetto alla Juventus all’ultima giornata consegnandolo alla Lazio.
Viene intervistato dalla Gazzetta dello Sport che scrive:
Un istante per l’eternità, un gol che lo ha consegnato alla storia, al punto che Paolo Ortelli ci ha scritto sopra un libro, «1-0 Calori», Milieu Editore. Alessandro Calori è stato e resterà per sempre quello della rete in Perugia-Juve 1-0 del 14 maggio 2000. Il diluvio universale sullo stadio Curi, l’arbitro Collina che fa riprendere la partita dopo un’ora e passa di sospensione. La Lazio che all’Olimpico vince lo scudetto in differita, l’uragano di polemiche a seguire. Calori però è stato ed è altro, un ex grande difensore centrale nella Serie A a cavallo del millennio e un allenatore con un robusto curriculum tra B e C.
Calori, sono quasi trascorsi 25 anni: quel gol alla Juve le ha giovato o alla lunga l’ha danneggiata?
«Non lo so. Non l’ho sfruttato, non ci ho costruito sopra nulla, anche perché non mi interessava farlo. Oggi diventerei virale sui social, che all’epoca non c’erano, ma non è questo. Quella rete mi ha reso antipatico agli juventini, simpaticissimo ai laziali e simpatico ai fiorentini, che sono i più anti-juventini di tutti. Una beffa, perché io da bambino ero tifoso della Juve e sono cresciuto con Gaetano Scirea come modello. Oggi parlano tutti di costruzione dal basso, Scirea la faceva già cinquant’anni fa con uno stile inimitabile».
Ricordiamo quel gol: prima, durante e dopo.
«Una settimana di discussioni, si veniva dalla rete annullata al Parma a Torino contro la Juve, il colpo di testa di Cannavaro. Mi ricordo Luciano Gaucci, il presidente del Perugia: ci disse che, se non avessimo vinto, ci avrebbe spediti a fare un ritiro in Cina. Non ci giocavamo la salvezza, ma con quei tre punti entrammo in Intertoto. Poi Collina al telefono durante la sospensione: non so con chi parlasse, penso con qualcuno della Lega o della Figc. In 10 minuti era venuta giù l’acqua di un mese o forse di più. Il prato del Curi teneva bene la pioggia, ma, quando ripartimmo, il terreno non era asciutto… È stata una cosa anomala. Il gol: Conte respinge di testa, io fuori area stoppo di petto, calcio di esterno collo e batto Van der Saar. Una bella rete».
E dopo?
«Carlo Mazzone, il nostro allenatore, fece la battuta del giorno: “Ci voleva un romanista come me per far vincere uno scudetto alla Lazio”. Gli juventini erano furiosi. Normale».
Luciano Moggi, dg della Juve?
«Mi guardò senza dire una parola».