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Chi se ne frega se Mbappé e Vinicius non sono amici, a Madrid c’è un dibattito surreale (El Paìs)

“i tifosi non hanno capito come funzionano professionalità e talento. Parlando persone che non hanno mai messo piede in uno spogliatoio”

Chi se ne frega se Mbappé e Vinicius non sono amici, a Madrid c’è un dibattito surreale (El Paìs)
Real Madrid's Brazilian forward #07 Vinicius Junior and Real Madrid's French forward #09 Kylian Mbappe (R) warm up before the Spanish league football match between Real Madrid CF and FC Barcelona at the Santiago Bernabeu stadium in Madrid on October 26, 2024. (Photo by OSCAR DEL POZO / AFP)

“Con un derby europeo alle porte, in questi giorni a Madrid sono tutti impegnati ad analizzare quanto bene o male si vogliano Mbappé e Vinicius”, scrive Rafa Cabeleira sul Paìs. L’editorialista si dice “affascinato da questo interesse che noi tifosi abbiamo nel tracciare mappe emozionali tra i calciatori. Siamo sopraffatti da ogni traccia di rancore tra i nostri eroi e tendiamo a sentirci rassicurati dal suo opposto, come se il buon funzionamento di una squadra professionistica si riducesse all’aderenza agli stessi principi che governano le gang. Competere, giocare bene e vincere non sembrano importanti quanto apparire cordiali, ed è in quel momento che una parrocchia abituata alle distrazioni più banali inizia a diventare irrequieta, finché la primavera non annuncia il momento di prendere in mano il coltello e posare il cucchiaio”.

“L’arrivo di Mbappé nell’ecosistema del Real Madrid ha portato con sé un crollo psicologico difficile da digerire. Si tratta di far entrare il miglior giocatore del mondo nella squadra migliore del pianeta, gli attuali campioni di quasi tutto, ed è per questo che così tanti giornalisti e tifosi si chiedono come qualcuno abbia potuto avere un’idea del genere. Con Vinicius Jr. che monopolizza la scena e il genuino affetto dei tifosi, introdurre un altro elemento devastante in campo sta iniziando a sembrare un enorme errore tra coloro che sono impegnati a predire la caduta di imperi basandosi su delusioni, gelosie e ogni sorta di questioni puramente speculative, così secondarie quando la palla inizia a rotolare che sembrano volersi vendicare per il resto della settimana”.

El Paìs, insomma, scrive che forse è il caso di smetterla. Perché “la matematica applicata funziona sempre: un gol più un altro gol fa sempre due gol”, anche se “il loro modo di relazionarsi in campo non sembra adattarsi all’immaginario sentimentale dello spettatore, più interessato a quante palle si dividono o se dimostrano tenerezza con lo sguardo, che a quantificare la somma totale dei loro talenti. Per ragioni inspiegabili ma accettabili, sembra che ci si aspetti che abbandonino il loro gusto per la cavalleria e cedano alla fantasia romantica di vivere l’uno per l’altro, al “senza di te non sono niente” di Amaral, alla decisione di fare ammenda ogni volta che uno dei due interrompe la relazione senza chiedere il permesso”.

“Steve Kerr, suo compagno di squadra nella più grande squadra di basket di tutti i tempi, disse di Michael Jordan che avrebbe potuto passare un anno intero senza parlargli, se non per criticarlo quando qualcosa lo infastidiva. Non era l’unico. A Sua Altezza importava solo vincere e i suoi numeri sembrano supportare l’idea, tanto storicamente disprezzata nel mondo del calcio, che la professionalità e il talento siano più importanti dei codici scritti col sangue da persone che non hanno mai messo piede in uno spogliatoio. Come possiamo non essere sospettosi di questo mondo folle in cui ciò che conta davvero non è più se le stelle esercitino la loro leadership, ma se si facciano gli auguri a vicenda?”.

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