L’ex radiocronista Rai su La Stampa: «La sua conoscenza non si è mai trasformata in presunzione al punto tale da credere di poter insegnare calcio a chi lo ascoltava»

Riccardo Cucchi, ex radiocronista Rai, ricorda Bruno Pizzul su La Stampa. Facevano, in un certo senso due lavori diversi, uno il telecronista e l’altro il radiocronista ma una volta lavorarono insieme, alle Olimpiadi di Barcellona.
Cucchi: “La telecronaca con Pizzul delle Olimpiadi di Barcellona un grande traguardo”
Scrive Cucchi su La Stampa:
«Che dolore carissimo Bruno. Tu non lo sapevi, ma prendevo appunti mentre ti ascoltavo». Ho scritto questo breve messaggio sul mio profilo social. Mi è venuto dal cuore. L’ho scritto perché è davvero così. Ripenso a Bruno come ad Ameri, Ciotti, Provenzali… Autentici maestri della parola, che hanno accompagnato generazioni intere. E io quando lo
ascoltavo prendevo veramente appunti, anche se non gliel’ho mai detto. Forse per discrezione, anche perché il rapporto era di rispetto ma inevitabilmente anche di soggezione. Non che la imponesse, tutt’altro. Bruno Pizzul era di una simpatia e di un’umanità straordinaria. Era veramente qualcosa di grande. Se devo pensare a un ricordo che ci accomuna, ne conservo uno meraviglioso, quando la Rai mi incaricò di affiancarlo nella telecronaca – sì telecronaca e non radiocronaca – della cerimonia di apertura alle Olimpiadi di Barcellona. Io ero al suo fianco insieme a Del Noce, per me rappresentava il raggiungimento di un grande traguardo, l’ho vissuto mettendomi da parte per non disturbare la sua grandissima presenza.
Lui sapeva cosa stava accadendo in campo, era un autentico cantore del gesto tecnico, eppure la sua conoscenza non si è mai trasformata in presunzione al punto tale da credere di poter insegnare calcio a chi lo ascoltava. Lui viveva l’evento insieme agli spettatori, diventando una semplice ma straordinaria colonna sonora che condivideva gioie e delusioni.