C’è lui dietro gli exploit di Thiago Motta e Italiano. È lui che ha creato la grande Atalanta oltre al miracolo Chievo

A Bologna il vero fuoriclasse è Sartori: è per distacco il miglior dirigente del calcio italia
Lo scorso anno quasi tutti a incensare e lodare il Bologna del tecnico italo-brasiliano Thiago Motta, approdato nell’estate 2024 sulla panchina della Juventus salvo poi essere esonerato a nove gare dal termine del campionato dopo essere riuscito nell’incredibile impresa di far giocare i bianconeri addirittura peggio del tanto vituperato Allegri, dopo essere stato eliminato in semifinale di Supercoppa Italiana dal Milan (con l’allenatore portoghese Sergio Conceição che era arrivato sulla panchina dei rossoneri appena qualche giorno prima…), essere eliminato ai rigori in Coppa Italia dall’Empoli, essere eliminato ai play-off di Champions League dai tutt’altro che irresistibili olandesi del Psv Eindhoven (che ai successivi ottavi di finale sono stati letteralmente presi a pallonate dall’Arsenal) e aver subito ben sette reti in appena sei giorni da Atalanta (in casa) e Fiorentina, senza calciare praticamente mai in porta.
Il tutto nonostante il secondo monte ingaggi più alto del campionato e con un calciomercato che ha visto arrivare a Torino, sponda Juve, i vari Koopmeiners, Nico Gonzalez, Kalulu, Francisco Conceição, Khephren Thuram, Di Gregorio, Douglas Luiz e, a gennaio, Kolo Mouani, Kelly, Renato Veiga e Alberto Costa.
L’anno scorso lodavano Thiago, ora Italiano ma il merito è di Sartori
Quest’anno, invece, tutti a lodare il Bologna di Vincenzo Italiano che, nonostante le cessioni estive di Zirkzee e Calafiori (e senza il suddetto Thiago Motta), e nonostante le ben otto partite di Champions League disputate quest’anno, ha quasi gli stessi punti in classifica dello scorso campionato (senza Coppe).
In realtà il vero artefice del “miracolo Bologna” non siede in panchina bensì dietro la scrivania e risponde al nome di Giovanni Sartori, ossia colui il quale nel 2022 ha acquistato l’olandese Zirkzee per 8,5 milioni di euro (più il 40% sulla futura rivendita) e lo ha rivenduto, due stagioni più tardi, a 42,5 milioni al Manchester United. Ha preso Calafiori dagli svizzeri del Basilea per 4 milioni (più bonus e il 50% sulla futura rivendita) e rivenduto dopo un anno all’Arsenal per 45 milioni di euro (di cui la metà ai rossoblù), ha scoperto e acquistato i vari Ferguson, Lucumì, Castro, Ndoye, Fabbian, Odgaard, Dominguez, Juan Miranda, Beukema, etc.
Ma Sartori non è soltanto il protagonista indiscusso della crescita fatta registrare, in appena due anni, dal Bologna dal momento che, prima di approdare alla corte del presidente canadese (di origini italiane) Joey Saputo, il dirigente lodigiano era stato il direttore tecnico dell’Atalanta dal 2014 al 2022, e aveva trasformato i nerazzurri bergamaschi da squadra che lottava per la permanenza in Serie A a squadra di vertice (raggiungendo in due occasioni la qualificazione all’Europa League e tre volte la qualificazione alla Champions League, competizione nella quale sono arrivati fino a un soffio dalla semifinale nel 2019-2020, oltre a due finali di Coppa Italia perse) e, prima ancora (dal 1992 al 2014), era stato l’artefice anche del “miracolo Chievo”, conducendo i gialloblù clivensi dalla Serie C fino ai preliminari di Champions
Possiamo quindi tranquillamente affermare, senza tema di smentita, che Giovanni Sartori è, per distacco, il miglior dirigente sportivo italiano (forse d’Europa) e che se qualche squadra di vertice vuole attingere in casa Bologna, invece dell’allenatore deve senza alcun dubbio cercare di accaparrarsi il bravissimo diesse.