“Sta diventando sempre più imbarazzante guardare dentro i grandi stadi di calcio, indipendentemente da quante volte distogliamo lo sguardo o ci tappiamo le orecchie”

“Sta diventando sempre più imbarazzante guardare dentro i grandi stadi di calcio, indipendentemente da quante volte distogliamo lo sguardo o ci tappiamo le orecchie”, scrive Rafa Cabeleira sul Paìs parlando di un fenomeno generale a cui ormai siamo assuefatti tanto da non notarlo nemmeno più: la mancanza assoluta di decenza.
“Martedì scorso, durante il minuto di silenzio organizzato dal Real Madrid per ricordare il defunto Javier Dorado, un folto gruppo di tifosi dell’Atletico ha colto l’occasione che cercava per attirare l’attenzione e ha iniziato a fischiare. Riuscite a immaginare la scena dopo? Uno di quei tifosi torna a casa. Soddisfatti nonostante la sconfitta, come il Cholo Simeone. Incontra suo figlio, ancora sveglio. Oppure sua madre, che gli ha preparato una frittata. E quando gli chiedono come è andata la partita, risponde: meraviglioso. Abbiamo profanato la memoria di un giovane scomparso la settimana scorsa dopo una lunga malattia e dobbiamo ancora giocare la partita di ritorno”.
“Javier Dorado è morto giovedì scorso, all’età di 48 anni, dopo non essere riuscito a sconfiggere il cancro. Ha sviluppato le sue doti calcistiche nel settore giovanile del Real Madrid e ha fatto parte della squadra che è stata incoronata campione d’Europa a Parigi contro il Valencia. Ha giocato fino all’età di 35 anni, difendendo i colori di club come UD Salamanca, Sporting de Gijón, Rayo Vallecano, Mallorca… E si è ritirato dopo aver giocato una stagione nella ormai defunta Seconda B con l’Atlético Baleares. Ci vogliono molta passione e un livello di impegno eccezionale per portare a termine una carriera come la sua. Alcuni di quelli che martedì scorso lo hanno schernito non sanno nemmeno fare una frittata. Loro fischiano mentre altri tacciono: perché il silenzio, quasi di regola, tende a essere loro complice”.